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Architettura al 63. Trento Film Festival 2015 montagna/società/cinema/letteratura

Articolazione e contenuti

Quest'anno, per la seconda volta dopo l'esperienza della mostra del 2014: RifugioPlus, architettura per vivere la montagna, l'architettura conferma la sua presenza tra i temi di Trento Film Festival 2015.
La mostra rifugioPLUS L'architettura del limite ospita i progetti che gli studenti della laurea in Ingegneria edile – Architettura hanno ideato come giovane contributo di idee alle esigenze di chi frequenta la montagna.
Il progetto formativo, nato dalla collaborazione, ormai giunta al terzo anno, tra l'Università di Trento e l'Accademia della montagna del Trentino, mette in mostra 13 proposte per i gloriosi rifugi Brentei e Pedrotti nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, con differenti gradi di trasformazione; per entrambi i rifugi, che richiedono interventi importanti di rinnovamento, il progetto si è avvalso della collaborazione dei proprietari delle strutture: CAI Monza e SAT Società degli Alpinisti Tridentini e degli attuali gestori.

Fa parte della mostra dei progetti, come una sorta di ideale corografia, un video di rappresentazione digitale del contesto ambientale e paesaggistico dedicato ad una serie di rifugi nei gruppi dolomitici trentini del Brenta e del Catinaccio; il filmato raccoglie gli “sguardi inediti” attraverso i quali i rifugi e la montagna sono stati interpretati dagli studenti del corso di Disegno Automatico, coordinato dalla prof. Giovanna A. Massari.
I modelli plastici sono l'esito del laboratorio didattico di Architettura e Composizione architettonica 3, a cui hanno collaborato, con lezioni, contributi critici, suggerimenti e valutazioni, gli specialisti invitati al corso rifugioPlus: storici dell'architettura d'alta quota, progettisti, antropologi, amministratori, guide alpine e gestori di rifugi. Come forma didattica di confronto con la società reale, anche quest'anno gli studenti sono stati sul campo, ospiti per due giorni di Accademia della montagna, e quest'anno anche del CAI Monza al rifugio Brentei nel cuore delle dolomiti di Brenta, come base per l'escursione al Pedrotti Tosa, per studiare nel concreto i problemi specifici e le opportunità che l'architettura può offrire al rinnovamento della tradizione di queste strutture.
Un rifugio offre ai suoi ospiti la possibilità di conoscere ed esplorare in sicurezza il territorio di cui è presidio. Obiettivo è quello di mantenere efficiente e il più possibile attivo, il supporto a chi, esperto, scala la montagna ma anche a chi, giovani e meno giovani, semplicemente comincia a frequentarla, rispettarla e amarla. 

Si trattava quindi di studiare le soluzioni adeguate al naturale sviluppo delle forme di accoglienza in quota, per continuare a trasmettere quel senso di vivere essenziale dell'ambiente montano di cui i rifugi sono testimoni storici: un vivere fatto di spazi per piccoli gruppi –le camere o camerate- e da uno spazio di relazione, solitamente la sala comune per il pranzo, dove da sempre le diverse generazioni di alpinisti ed escursionisti si incontrano e confrontano le loro esperienze.
La sfida che gli studenti hanno dovuto affrontare è stata quella di immaginare progetti di riqualifica di due storici rifugi di alta quota che, come molti altri, nelle nostre alpi, sono stati oggetto di numerosi ampliamenti nel tempo, perdendo progressivamente le loro caratteristiche identitarie, ma anche la funzionalità degli spazi e spesso hanno peggiorato le carenze originarie della costruzione.
In molti casi, per garantire gli standard di sicurezza, offrire un comfort adeguato e necessario a un'utenza in evoluzione e possibilmente allargare nei numeri e nel tempo il servizio a chi vive o si avvicina alla montagna, è necessario fornire anche ai gestori gli strumenti per una maggiore capacità di servizio e sostenibilità della loro impresa, e non solo affidarsi alla volontaristica capacità ed entusiasmo; il patrimonio dei nostri rifugi è straordinario ma spesso in condizioni inadeguate al loro prestigio; è necessario avviare  organici progetti di ripensamento, con straordinari interventi di rinnovamento, ristrutturazione o talvolta di sostituzione degli edifici, per mantenere il concetto di essenziale ospitalità tipico dei rifugi alpini.
Il tema del limite rappresenta una espressione culturale di grande responsabilità ma anche di grande bellezza intellettuale laddove, in montagna, l'architettura diventa la soglia estrema di presidio per gli insediamenti nel paesaggio.
In questa importante esperienza formativa gli studenti si sono trovati necessariamente a confrontarsi, nel progetto di architettura, con le condizioni ambientali estreme di queste quote, dove la difficoltà del cantiere, del vivere per un periodo la quotidianità in situazioni estreme e del dover garantire, attraverso i manufatti, la sopravvivenza stessa delle persone, sono portati alle condizioni limite -tra ambiente umano e ambiente naturale- e possono suggerire nuove frontiere per l'architettura e la cultura del paesaggio alpino.
Come dice il presidente dell'Accademia della montagna Egidio Bonapace, l'architettura dei rifugi è una espressione alla radice della esperienza culturale umana: il tentativo dell'uomo di rendere abitabile un luogo che naturalmente non lo è.

Nella mostra sono visibili, grandi modelli plastici, progetti degli studenti del Laboratorio di Architettura e Composizione architettonica 3, prof. Claudio Lamanna, della Laurea specialistica in Ingegneria edile – Architettura. Un video digitale, prodotto dagli allievi del corso di Disegno Automatico coordinato dalla prof. Giovanna A. Massari, illustra il contesto ambientale e paesaggistico di alcuni rifugi nei gruppi dolomitici trentini del Brenta e del Catinaccio.

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