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Il rifugio Alpino – Tradizione – Innovazione Passione

Articolazione e contenuti

L'intervento di Egidio Bonapace, presidente di Accademia della Montagna, fatto agli insegnanti che hanno partecipato al corso di formazione "Turismo a Scuola " nel 2017


Il rifugio alpino prima di essere”tetto- riparo- ristoro” è un concetto culturale: è il tentativo dell' uomo di rendere abitabile un luogo che non lo è.
Le radici più profonde della parola rifugio affondano in un contesto culturale diverso da quello attuale, a partire da quello economico per gli scambi commerciali, oppure quello religioso con i pellegrinaggi ai grandi santuari o ospizi sui passi più importanti delle alpi.
Ecco che i primi rifugi sorti in montagna sono gli ospizi per i pellegrini ed il Trentino ha ai suoi confini occidentale ed orientale due esempi chiarissimi, nell'ospizio di S Bartolomeo al Passo del Tonale e nell'ospizio di S Pellegrino all'omonimo passo.
Poi vennero i primi ripari sotto la roccia dei pionieri dell'alpinismo e subito dopo i rifugi dell' ultimo decennio del ottocento ed è con questi primi rifugi che nasce in Trentino il Turismo come lo intendiamo oggi. Il nome rifugio evoca protezione materiale e morale.
I primi rifugi furono le strutture pioniere del turismo Trentino e dobbiamo essere grati a quegli uomini che tra mille difficoltà e con i mezzi del tempo edificarono quelle strutture. 

LA TRASFORMAZIONE 
Il rifugio è stato per decenni il punto di partenza per i frequentatori della montagna. Oggi si è trasformato in punto di arrivo per la grande maggioranza degli escursionisti.
Dalla montagna verticale degli alpinisti alla montagna trasversale degli escursionisti, questo diverso approccio ha cambiato nel giro di pochi anni, il ruolo ed il senso di rifugio.
La sfida che abbiamo davanti è come conciliare tradizione ed innovazione.

LA PASSIONE 
Il gestore è l'anima del rifugio, il rifugio è solo il contenitore.
Il rifugio è una famiglia. Per i mesi trascorsi al rifugio i problemi del singolo sono i problemi di tutti. Le gioie e le soddisfazioni sono allo stesso modo quelle di tutti.
Il vivere quotidianamente in uno spazio ristretto, e in continuo contatto è la maggiore difficoltà che si incontra al rifugio per il gestore la sua famiglia ed i suoi collaboratori.
Ho costruito la mia famiglia al rifugio, dove vivevo per 9 mesi l'anno, i figli  ci sono arrivati a tre mesi di vita, e sono cresciuti con noi fino al momento di frequentare la scuola, questa è stata sicuramente una grande esperienza, dura,non facile, che lascia un segno.
Quando lasci questo mondo e scendi a valle, ti trovi in difficoltà, nel rapportarti col gli altri e con la società, ti manca quello che in tante occasioni avevi maledetto.
Ed allora fai di tutto per ritornare, per ritrovarti, per vivere quella dura quotidianità, dove se pur con tanti problemi e fatiche sei tu che decidi, e devi confrontarti con pochi , coloro che vivono e lavorano con te, e poi si va avanti sicuro di fare e di dare quello che senti.
Di essere quel custode delle tradizioni e dell'ospitalità montanara, ospitalità che ancora oggi si distingue per quel rapporto diretto che si instaura tra gestore  ed alpinista/escursionista.

LA STRUTTURA 
Non c'è ombra di dubbio che la parte strutturale negli ultimi anni ha subito uno stravolgimento, determinata in parte dalle nuove normative ma soprattutto da una nuova richiesta di servizi da parte dei frequentatori.
Sono cambiati totalmente i fruitori e le percentuali dicono che sono meno gli alpinisti e più gli escursionisti.
I rifugi della fine 800 fino a prima della seconda guerra, erano edifici con grande ospitalità, frequentati da pochi e benestanti alpinisti,  le stanze erano piccole con pochi letti, trovavi armadio, comodino , brocca e catino per l'acqua, la montagna esplorata, camicia bianca gilè e giacca, donne con gonne e cappelli in testa.
Dagli anni 70 agli anni 90 la montagna ha subito un grande assalto, vengono uniti i locali per creare cameroni, è il momento dei numeri, rifugio per far festa, poca attenzione ai particolari.

IL RIFUGIO OGGI 
Anni 2000 siamo ritornati alla montagna non più dei numeri, ma alla tranquillità, ad una buona accoglienza, alla famigliarità, alla ricerca di qui rifugi lindi, accoglienti, con stanze piccole, dove servizio, simpatia, conoscenza e accoglienza fanno la differenza.
Oggi i rifugi che offrono un servizio migliore, sia esso di ospitalità, di pulizia, di cura, di stanze piccole, con attenzione alla cucina, fanno la differenza e sono frequentati percentualmente più da alpinisti ed escursionisti stranieri.
In un momento di cambiamento della montagna in generale, il rifugio che è da sempre il presidio di ospitalità cultura e conoscenza svolge un ruolo di grande importanza.
I Rifugi che offrono tutto questo e che pongono una maggiore attenzione all'offerta di ospitalità di qualità, tutte cose che non costano nulla, ma che vengono dalla passione, professionalità, conoscenza e rispetto per l'ospite, riescono a riposizionarsi  a pieno diritto nel mondo dei frequentatori della montagna, e a far ritornare il rifugio la casa dell'alpinista. 
Il rifugio che trasmette umanità e conoscenza della montagna, in una situazione di sobrio confort trasmette quella piacevole atmosfera che tutti cercano nel rifugio, ma che è indispensabile trovare.

Egidio Bonapace- Presidente Accademia della Montagna

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