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L’industria italiana tra crisi e futuro. Produzione intelligente. Un viaggio nelle nuove fabbriche

Gabriella Bettiol, Siav SpA
Sabina Barcucci, Muse - FabLab

Introduce:
Alessandro Olivi, Vicepresidente e Assessore allo Sviluppo economico e al Lavoro della Provincia autonoma di Trento

Relazioni:
Giuseppe Berta è docente di Storia contemporanea all'Università Bocconi di Milano. Esperto di storia dell'industria, è stato fra i fondatori dell'ASSI Associazione di Storia e Studi sull'Impresa, di cui è stato presidente. E' stato responsabile dell'Archivio Storico Fiat dal 1996 al 2002. E' autore di numerosi libri tra i quali Le idee al potere. Adriano Olivetti tra la fabbrica e la Comunità, 1980; L'Italia delle fabbriche. Genealogie ed esperienze dell'industrialismo nel Novecento, 2001; L'imprenditore. Un enigma fra economia e storia, 2004; Fiat-Chrysler e la deriva dell'Italia industriale, 2011; L'ascesa della finanza internazionale, 2013; Produzione intelligente. Un viaggio nelle nuove fabbriche, 2014.

Sandro Trento è docente di Economia e gestione delle imprese e direttore del corso di laurea in Innovation Management all'Università degli Studi di Trento.
Alla fine degli anni '90 è stato Consigliere Economico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal 1990 al 2003 è stato Dirigente presso la Banca d'Italia. È stato Direttore del Centro Studi Confindustria dal 2005 al 2007.
E' autore di numerosi studi e collabora con Il Corriere della Sera, Il Sole24 Ore, Il Fatto Quotidiano e l'Adige.

Articolazione e contenuti

L'economia italiana sta vivendo la più grave crisi economica dell'intero dopoguerra. L'industria manifatturiera è tra i settori più colpiti. Migliaia di imprese chiudono e interi settori sono a rischio di estinzione. La struttura dimensionale del nostro sistema produttivo registra un forte squilibrio verso la piccola e la micro impresa, la grande impresa è quasi scomparsa dal nostro panorama industriale. Non tutto è dovuto alla grande crisi iniziata nel 2008; molti dei fattori che spiegano le difficoltà del nostro sistema industriale sono di lungo termine e risalgono a venti o trenta anni fa.

Tradizionalmente l'industria italiana aveva due grandi pilastri: i gruppi pubblici e i gruppi privati, per lo più a controllo familiare. A partire dalla metà degli anni '90, l'impresa pubblica che da tempo aveva smesso di svolgere un ruolo propulsivo dello sviluppo, è stata smantellata, privatizzata, ristrutturata. Quel processo di riallocazione proprietaria non ha tuttavia assicurato i risultati sperati in termini di un rafforzamento della capacità competitiva e innovativa del nostro sistema industriale. Molti gruppi privati d'altro lato non hanno saputo cogliere le sfide poste dalla moneta unica, dall'avvento delle nuove tecnologie digitali, dall'aumento della concorrenza sui mercati internazionali.

Il fenomeno nuovo è costituito dalla formazione di un gruppo di medie imprese di successo (quarto capitalismo) radicato quasi interamente nelle aree del Nord e in parte del Centro. Questo drappello di circa 4.000 imprese, specializzate nei settori tipici del Made in Italy, ha saputo affermarsi sui mercati mondiali e ha saputo resistere anche alla crisi economica recente. Si tratta però di un fenomeno ancora limitato.

Le questioni aperte sono molte e riguardano innanzitutto il futuro industriale dell'Italia. Il manifatturiero è davvero un settore "speciale", diverso dagli altri? O forse l'Italia dovrebbe puntare su una terziarizzazione più forte? E' pensabile invertire il trend e far crescere il peso del manifatturiero sull'economia italiana? Se sì, con quali strumenti? Che ruolo possono svolgere le istituzioni e gli attori sociali in questo processo di riaggiustamento strutturale? Quali lezioni si possono trarre dall'esperienza del quarto capitalismo? Quale futuro per il capitalismo familiare?


Il seminario è organizzato in partnership con l'Università degli Studi di Trento.

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