News/Approfondimenti > 17 gennaio 2008

L’individuo fra autonomia e appartenenza al gruppo

Lo studio. Incontro alla School of management su “L’ambiguità organizzativa” di Giuseppe Varchetta

Dietro la produttività, dietro l’utile, dietro il profitto a tutti i costi e dietro l’urgenza di un rendiconto sempre in positivo, c’è qualcuno che davvero sa guardare oltre.

Che sa scavare, come dire, al di sotto dell’istituzione e della struttura – per esempio dell’impresa – fino a toccare il cuore pulsante della questione che è il problema della mente umana. Ci è riuscito Giuseppe Varchetta, nel suo ultimo volume su L’ambiguità organizzativa e nelle numerose ricerche che da anni porta avanti nel campo della formazione, dello sviluppo organizzativo e nella gestione del personale. Edito da Guerini e associati (21 euro, 180 pagine), il volume è stato presentato dall’autore ieri pomeriggio a Trento nell’ambito dell’attività di tsm-Trentino School of Management. Con Ugo Morelli, direttore del Master of art and culture management dell’università di Trento, hanno partecipato all’incontro a palazzo Consolati anche gli studiosi Massimo Bellotto, Carla Weber e Gianluca Cepollaro.

Testo “difficile e impegnativo” – come è stato definito il lavoro di Varchetta – il volume si propone un grande sforzo teorico su di un tema essenzialmente pratico. Con Varchetta, il tema è quello della “sfida dell’ambiguità”. Sul che cosa sia e soprattutto sul che cosa si intenda con il termine “ambiguità” ha fatto chiarezza Ugo Morelli in un contributo ricchissimo di riferimenti. Essa, per come la si prende nel titolo di Varchetta, “non è un incidente dei percorsi linguistici – ha spiegato Morelli – o un incidente del nostro sentire. Al contrario, si tratta di un elemento contingente e costitutivo del fenomeno “organizzazione” e non di un aspetto occasionale. Essa è la ragion d’essere dell’organizzazione”. Per capire meglio occorre prendere le distanze dal concetto di ambiguità cui normalmente facciamo riferimento. Occorre lasciar perdere, cioè, il significato di ambiguità intesa come equivoco per calarsi piuttosto nel vivo dei rapporti organizzativi, interpersonali e dell’attività manageriale.

Oltre che studioso, giurista, scrittore di testi e saggi e attualmente docente presso l’università Bicocca di Milano, Varchetta è infatti stato un importante manager. In un contesto di relazioni tra soggetto e organizzazione, l’ambiguità trattata nel volume è per Morelli il “luogo ove si incontrano la tensione dell’individuo a essere autonomo e la tensione dell’individuo ad appartenere a un gruppo”. La possibilità, quindi, su un piano dei rapporti umani tra individuo e organizzazione di riconoscersi in due modelli differenti. Secondo la tradizione filosofica, come ha ricordato Morelli, l’immagine dell’ambiguità percorre più di ogni altra l’opera di Wittgenstein con l’indagine sui “limiti del linguaggio”. Per quanto riguarda, invece, una declinazione più contemporanea dell’ambiguità, è appunto il caso di rivolgersi a Varchetta. Nell’orizzontarsi in tema di sviluppo organizzativo e gestione del personale, il territorio dell’ambiguità è per l’autore una “voce narrante” che consente di “cogliere la molteplice simultaneità della realtà”.

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