News/Approfondimenti > 28 maggio 2016

Anche in montagna è possibile lo sviluppo

La repubblica 

Dici montagna e pensi alla casa di Heidi, immersa tra i pascoli fioriti con i campanelli delle capre al pascolo come colonna sonora. Ma la realtà spesso è un'altra: distanze, isolamento, difficoltà di comunicazione, mancanza di infrastrutture e di servizi tanto che dati alla mano - mentre la popolazione italiana negli ultimi anni 60 anni aumentava di 12 milioni di cittadini, le aree montane registravano una fuga di 900mila persone verso colline e pianura, con un picco di ''montanari con la valigia'' negli anni Sessanta. Ma ci sono tre eccezioni: Trentino, Alto Adige e Valle d'Aosta. Tre terre che hanno in comune soprattutto due cose: il 100% dei comuni classificati come ''montani'' e lo statuto speciale di autonomia. Qui la popolazione è cresciuta, la ricchezza pure, sono arrivati nuovi cittadini ed è stata vinta la scommessa di mantenere in montagna i giovani, perché lassù - nella casa di Heidi al tempo della globalizzazione - le famiglie continuano a mettere al mondo figli. E la prova che, a certe condizioni, la crescita è possibile anche in montagna? Se ne parlerà al Festival dell'Economia di Trento, città universitaria che - tanto per dare un'idea - nel proprio territorio comunale ha anche una vetta di 2mila metri dove in inverno si va sciare. Un Festival che quest'anno è intitolato, appunto, ''I luoghi della crescita'' e dove venerdì 3 giugno alle 11.30 sarà presentato lo studio del Centro Europa Ricerche e Trentino School of Management sulla ''montagna perduta'' e su quella che invece è vissuta più che mai. Non basta essere un luogo incantato (dove tutti vogliono andare in vacanza) per convincere le famiglie a vivere in montagna: ci vogliono scuole, servizi sanitari, trasporti e infrastrutture che - nel 2016 - significano anche (soprattutto?) reti telematiche e che nelle ''terre alte'' costano più che in pianura. E poi ci vuole una cosa che, come ricorda l'antropologo Annibale Salsa (membro del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco, già presidente nazionale del Club alpino italiano) ai piedi di alcune montagne, ad esempio in valle di Fiemme, c'era già quasi mille anni fa: «L'autogoverno, uno strumento antico che si è rivelato molto efficace per evitare l'emorragia demografica dei territori di montagna». Insomma, l'autonomia. E anche una questione di soldi? Andate a chiederlo ai sindaci dei comuni bellunesi, dove l'autonomia non c'è, e vi risponderanno sicuramente ''sì''. Così si spiegano i referendum per chiedere l'annessione alle province autonome di Trento e Bolzano. Chiedetelo ai trentini e vi risponderanno che in Trentino Alto Adige, in base allo statuto, non resta nulla di più di ciò che viene versato dai contribuenti. Anzi il 90%, per essere precisi. Chi crede che questo sia il problema di una minoranza dovrebbe dare un'occhiata alla cartina dell'Italia e osservare la linea delle Alpi e degli Appenini: in questo Paese circondato dal mare, ci sono più montagne che pianure.

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