News/Approfondimenti > 22 maggio 2023

Il racconto della violenza sulle donne: un corso su come comunicarla

Saper raccontare in maniera corretta ed efficace il fenomeno della violenza sulle donne è una competenza molto importante per le giornaliste e i giornalisti che necessitano, per la loro narrazione, di possedere una precisa conoscenza del fenomeno, nelle sue varie forme e manifestazioni, oltre che nelle sue diverse implicazioni culturali.
Da questa premessa nasce un corso di formazione rivolto alle giornaliste e ai giornalisti, che si è tenuto ieri pomeriggio a Trento presso la sede di Tsm, dal titolo “Il racconto della violenza sulle donne: impatto sulla percezione culturale del fenomeno e buone prassi nella comunicazione giornalistica”, organizzato dalla Provincia-UMSE Pari opportunità, prevenzione della violenza e della criminalità in collaborazione con Trentino School of Management, l'Ordine e il Sindacato dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige/Südtirol, il Commissariato del Governo e la Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo.

“Dobbiamo aiutare le donne a denunciare le violenze – ha detto in apertura l'assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana – e in questo senso anche la comunicazione può avere un ruolo molto importante. Non dobbiamo parlare della violenza sulle donne – ha sottolineato Stefania Segnana – solamente nelle ricorrenze dell'8 marzo o del 25 novembre o quando si verificano episodi di cronaca. L'attenzione su questo tema deve essere costante e quotidiana. Solo così possiamo davvero aiutare le donne a chiedere aiuto e in questo senso il modo in cui vengono raccontati i tragici fatti di cronaca può avere una notevole importanza affinché le vittime non si sentano, in nessun modo, colpevolizzate”.

Parole condivise dal procuratore della Repubblica di Trento, Sandro Raimondi che ha evidenziato quanto sia difficile per le donne rivolgersi alle forze di polizia per denunciare anni di sofferenze psicologiche, fisiche ed economiche. “In Trentino – ha detto Raimondi – c'è grande collaborazione fra le varie istituzioni per contrastare il fenomeno. Pensiamo, ad esempio, al servizio di assistenza psicologica, attivo ogni giorno per tutto l'anno, che affianca gli agenti di polizia giudiziaria nell'ascolto delle donne vittime di violenza. Purtroppo – ha detto il procuratore – esiste ancora un retaggio culturale, che si manifesta anche attraverso la comunicazione e anche in alcune sentenze scritte dalla magistratura, che tende a colpevolizzare le vittime. Per questo occorre fare molta attenzione al linguaggio che si utilizza”.

“Per noi è complicato - ha detto il questore di Trento, Maurizio Improta – comunicare i drammi familiari. L'attenzione su questo fenomeno, purtroppo, è attiva solo alcuni giorni dell'anno mentre ci vorrebbe un impegno costante e l'interesse ad educare. Bisogna comprendere – ha detto ancora Improta – cosa c'è dietro il nostro lavoro, perché noi siamo i primi a intervenire. Ogni iniziativa o progetto che possano aiutare a sensibilizzare e a educare sono dunque molto importanti, soprattutto se rivolti alle scuole e alle famiglie.

Per Tsm, Tiziana Callovi, responsabile dell'Unità benessere della persona, sviluppo organizzativo e ambito sociale, ha ricordato l'impegno della scuola di formazione sul tema della violenza di genere. Tsm lavora da anni sul territorio, collaborando con le istituzioni, le Forze dell'Ordine e i servizi sociali. Insieme ad Agenzia per la coesione sociale e alla Provincia, nell'ambito della Rete antiviolenza provinciale, Tsm ha messo in campo un laboratorio formativo rivolto gli operatori delle Forze dell'Ordine e dei Servizi sociali che si trovano a dover gestire casi e situazioni legate alla violenza di genere. Nel 2022 sono stati 10 gli incontri, in presenza, che hanno coinvolto 245 persone. I laboratori sono ripartiti quest'anno.

Il corso, a cui hanno partecipato più di quaranta giornaliste e giornalisti, ha voluto approfondire la conoscenza del fenomeno della violenza sulle donne, introducendo e inquadrando l'argomento in maniera generale, presentando i dati sul territorio trentino, per poi proseguire in un approfondimento legato alla comunicazione giornalistica scritta e visiva con un particolare focus sul linguaggio della violenza.

In apertura è intervenuta Sigrid Pisanu, operatrice del centro antiviolenza e della casa rifugio gestiti dall'associazione "Donne contro la violenza - Frauen gegen Gewalt - ONLUS" di Merano, che ha approfondito e definito il fenomeno della violenza di genere e le sue dinamiche.

Laura Castegnaro, dirigente dell'Unità di missione semplice pari opportunità, prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia, partendo dall'analisi dei dati nazionali e provinciali, ha presentato la Rete antiviolenza provinciale, i servizi specializzati rivolti alle donne vittime di violenza e agli uomini maltrattanti, le varie iniziative di sensibilizzazione e di formazione in corso sulla tematica. Nel 2021 le denunce sono state 479 in aumento del 22,55% rispetto al 2020 e in linea con la media degli anni precedenti la pandemia; nel 2021 sono stati avviati 135 procedimenti di ammonimento di cui 107 provvedimenti emessi.

Annamaria Maggio, primo dirigente della Divisione Anticrimine della Polizia di Stato presso la Questura di Trento, dopo una panoramica sull'evoluzione dei diritti delle donne da un punto di vista giuridico, ha illustrato le procedure amministrative e penali conseguenti alle richieste di ammonimento e alle denunce relativi a episodi di violenza di genere in Trentino.

Nel suo intervento, Marina Cosi, vicepresidente di GiULiA e giornalista presso vari quotidiani nazionali, sottolineando l'importanza di utilizzare un linguaggio che rispecchi le differenze, ha offerto alle persone presenti un approfondimento legato alla comunicazione giornalistica con uno specifico focus sul linguaggio della violenza e sugli elementi critici emergenti dalla rappresentazione dei media.

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