News/Approfondimenti > 28 dicembre 2022

Il turismo è cambiato, un po’ meno gli strumenti per studiarlo

di Alessandro Bazzanella

Il turismo è un settore vitale per tante economie di montagna. Il territorio montano, avaro di risorse - in montagna non si può coltivare facilmente, i collegamenti sono complicati e i servizi sono carenti - è diventato ricco e attrattivo proprio in virtù dei suoi dislivelli, così importanti per lo sci, dell’altitudine, della natura, dei picchi, dei paesaggi, dei boschi, ma anche di un’aura che avvolge la montagna e che richiama il mito dell’autenticità e della purezza.

La narrazione che accompagna la promozione turistica quasi sempre si basa su questo mito, che si è rinforzato durante la pandemia. Il desiderio di evasione, l’immersione nella natura, la ricerca dell’autentico sono elementi in cima alle richieste dei viaggiatori (post) pandemici e le destinazioni turistiche fanno a gara per rispondere a queste aspettative, con un racconto che esalti la natura, la bellezza e l’avventura.

Ma dietro alla promessa del marketing, dietro al racconto impeccabile della promozione turistica, c’è sempre una realtà fatta di persone, di operatori, di imprenditori che non necessariamente si riconoscono in quel racconto, perché non tutti coloro che vivono in un territorio, vivono di turismo.

Il problema spesso sta proprio qui, nel considerare la parte per il tutto: si pensa che il turismo, che è spesso la prima voce delle economie di valle, sia il perno delle comunità e le scelte di governo dipendono da questo assunto, che può comportare però un dis-equilibrio dei percorsi di sviluppo che pendono esageratamente a favore dell’ospite, dimenticandosi talvolta della comunità residente.

Oggi è importante lavorare proprio su questo dis-equilibrio. Il successo del turismo del futuro dipenderà sempre di più dalla qualità della vita delle persone che vivono nei luoghi e non solo dalla qualità dei servizi di accoglienza per chi quei luoghi li visita per brevi periodi.

Nel nostro ruolo di formazione e affiancamento allo sviluppo dei territori turistici abbiamo adottato questa prospettiva di lavoro, cercando, per quanto possibile, di aggiornare gli strumenti interpretativi del fenomeno turistico.

Ad esempio gli indicatori che decretano tradizionalmente il successo di una destinazione turistica (come gli arrivi e le presenze) sono molto meno adatti di un tempo a comprendere l’impatto positivo del turismo sul luogo ospitante. Perché la quantità eccessiva di turisti in un certo periodo può causare più problemi che opportunità e un “boom” di presenze in un certo periodo dell’anno può determinare un eccesso di carico turistico, dannoso per l’ambiente e per la popolazione residente.

Esistono altri modi, decisamente più intelligenti, di capire il fenomeno turistico e la sua reale portata sull’economia e sulla “felicità” dei luoghi. La nostra responsabilità è trovare i modi corretti per capire il settore dei viaggi e progettare percorsi di sviluppo sulla base di nuovi indicatori, che accanto alla performance quantitativa, considerino gli impatti economici, sociali e ambientali del turismo.

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