Liberare il potenziale oltre gli stereotipi
Il termine "stereotipo" proviene dal greco e, originariamente, era riferito a una composizione tipografica fissa, che stampava sempre la medesima pagina. Nel tempo, ha assunto il significato di scorciatoia mentale usata per incasellare persone o cose in categorie, attraverso giudizi rigidi e generalizzanti. L'evoluzione semantica riflette perfettamente la natura degli stereotipi come impressioni fisse e rigide che limitano il potenziale individuale e organizzativo.
Uno dei compiti più cruciali e attuali per le organizzazioni è riuscire a superare tali stereotipi per creare ambienti più equi e produttivi. Nonostante i progressi degli ultimi decenni, le asimmetrie di genere persistono in molti settori, influenzando negativamente non solo le carriere individuali, ma anche le prestazioni complessive delle aziende.
Le statistiche parlano chiaro: l'Italia, pur essendo la settima economia più industrializzata al mondo, si posiziona al 79° posto su 146 paesi per parità di genere. Un esempio illuminante che evidenzia il vantaggio del genere maschile nella carriera riguarda il settore accademico: nelle aree di Formazione, Pedagogia e Psicologia, l'87% delle lauree magistrali è conseguito da donne, ma solo il 32% delle cattedre universitarie è occupato da professoresse ordinarie. Al contrario di Ingegneria, dove il 74% dei laureati magistrali è uomo e la percentuale di docenti ordinari non solo mantiene la preponderanza maschile ma la vede addirittura incrementata al 93%. (fonti Almalaurea e ANVUR).
Promuovere l'equità di genere non è quindi solo una questione di giustizia sociale, ma porta anche significativi vantaggi alle organizzazioni, tra cui un aumento della soddisfazione e della motivazione sul lavoro, una riduzione del turnover e un miglioramento delle prestazioni e dell'innovazione.
Il cammino verso l'equità di genere è certamente complesso, ma essenziale. Richiede impegno costante, riflessione critica sulle pratiche esistenti e autentica volontà di abbracciare il cambiamento attraverso l'aumento della consapevolezza, la formazione e l'azione concreta.
Anche TSM è sensibile a queste tematiche e si impegna in diverse attività finalizzate a far conoscere gli stereotipi di genere che persistono e riflettere su quali siano i vantaggi organizzativi, economici e motivazionali che nascono dalla valorizzazione delle differenze.
A questo scopo è stato organizzato, ad esempio, il corso “Oltre gli stereotipi: pratiche e strumenti per promuovere l'equità di genere”, rivolto al personale manageriale e la cui docenza è affidata alla professoressa Barbara Poggio dell'Università di Trento.
Una prima edizione si è svolta in primavera mentre un'altra è in corso in questo periodo.
Affermava Paul Valéry, "Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze", un pensiero perfetto per sottolineare l'importanza di valorizzare la diversità come fonte di ricchezza e innovazione.