News/Approfondimenti > 04 maggio 2005

Le isole del silenzio. Duccio Canestrini: Turismo trentino? Bifronte e contraddittorio.

Si promette una terra incontaminata ma arrivano i Disney Park. Oggi un dibattito a palazzo Roccabruna con l’antropologo ed economisti. La proposta: «Aree di rispetto». Accordo con il colosso di Paperino che sbarca a Pinzolo.

Duccio Canestrini le chiama «aree di apartheid a sviluppo diseguale ».

Termine che ricorda un’odiosa storia di discriminazioni, ma che in questo caso significa oasi di quiete, sviluppo sostenibile, attenzione per le peculiarità culturali. Il futuro secondo il noto antropologo e giornalista trentino che da anni studia il fenomeno dell’homo turisticus (vedi www.homoturisticus.com) è fatto di luoghi di silenzio e armonia, contrapposti ai caroselli di pullman e ai parchi montani firmati Disneyland. Se ne parlerà oggi in un incontro dal titolo quasi provocatorio: «Silenzio, cammina! » (palazzo Roccabruna ore 18 e 30). Oltre a Canestrini intervengono Gianluca Cepollaro (della Trento School of Management), Umberto Martini (Università di Trento). Introduce Elio Caola (vicepresidente Trentofilmfestival).

Canestrini, da un lato l’Apt promuove il Trentino come terra incontaminata, dall’altra si stringono accordi con la Disney per portare i Mountain Fun ad Andalo, Pinzolo e Pozza di Fassa. Non è una contraddizione?

La politica turistica trentina è bifronte. Per questo il confronto è importante: il Trentino deve capire dove vuole andare e le scelte devono essere ragionate e condivise.

Lei ha una strada da proporre?

Io sono un antropologo, studio i fenomeni. La pianificazione spetta ad altri.

Allora può dirci almeno dove va il turismo trentino.

In verità il turismo non c’è più, ci sono molti turismi. Tra questi si sta facendo strada un modello che si definisce sostenibile, responsabile, permeabile, curioso, attento alle specificità del luogo e dell’ambiente. Ma si potrebbe anche chiamare turismo silenzioso.

Qualcuno potrebbe aggiungere che è un turismo di nicchia, dove la filosofia prevale sul business...

Non è necessariamente così. Anzi l’Europa dice esattamente il contrario: le direttive comunitarie indicano che proprio questo è il turismo del futuro, è la direzione da imboccare in un percorso che ovviamente non può che essere graduale. E poi sfatiamo un mito: il turismo silenzioso, se di qualità, è redditizio.

Ma turismo silenzioso e modello Disney possono convivere in una terra come la nostra?

Si potrebbero creare aree di apartheid a sviluppo diseguale, dove appunto incentivare questo tipo di modello, dove valorizzare la specificità dei luoghi. Un turismo armonico che si integri con le altre economie del territorio.

Lei parla di scelte condivise. Ma le diverse comunità trentine sono pronte ad abbracciare modelli nuovi di sviluppo?

La sensibilità è in crescita. Per molti aspetti l’industria del turismo è rimasta indietro rispetto al sentire comune.

Eppure battaglie ambientali come quella per evitare gli impianti in val Jumela, simbolo di un modello di turismo che molti ritengono finito, faticavano a passare proprio nelle valli.

La Jumela rappresenta una decisione politica che rispondeva soprattutto ad interessi particolari. Io quando parlo di condivisione mi riferisco a tutta la comunità, non solo ad albergatori, impiantisti, venditori di souvernir.

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