News/Approfondimenti > 05 dicembre 2018

A casa dopo la maternità: lascia il lavoro 1 donna su 10

l'Adige

Non è più solo una questione femminile. La conciliazione famiglia - lavoro investe in pieno anche gli uomini, e in particolare i padri, come dimostrano i circa 700 lavoratori che nell'ultimo anno hanno beneficiato di alcuni incentivi legati all'utilizzo di congedi parentali messi a disposizione dall'Agenzia del Lavoro di Trento. Un numero che negli anni è aumentato costantemente, «ma che certo rappresenta ancora una platea piuttosto ristretta, anche perché se così non fosse gli interventi non sarebbero necessari», commenta la dirigente dell'Agenzia Antonella Chiusole a margine del convegno «Qualità della vita e conciliazione vita-lavoro: un approccio comparato», tenutosi ieri alla Trentino School of Management nell'ambito del Festival della Famiglia.

Sempre sul fronte della conciliazione, un altro importante progetto dell'Agenzia riguarda la figura del co-manager per le lavoratrici autonome e libere professioniste: se quest'ultime, dovendosi assentane per motivi legati alla gestione familiare, decidono di assumere una collaboratrice, possono beneficiare di un incentivo economico sostanzioso. «Attenzione, non si tratta di una baby sitter, ma di una persona che ti sostituisce per un certo periodo di tempo nella tua attività - spiega Chiusole - e ad oggi siamo a 27 progetti attivati, per un finanziamento complessivo di circa 350.000 euro». L'altro incentivo riguarda invece le imprese che al loro interno svolgono un'analisi della propria struttura organizzativa in termini di equità di genere, e anche in questo caso entra in ballo un sostegno economico che va a coprire parte della consulenza. «Sicuramente bisogna ancora lavorare molto sulla figura maschile», aggiunge il presidente dell'Agenzia e docente all'Università di Trento Riccardo Salomone. «Va anche detto che al momento abbiamo ancora dei target di lavoratori e lavoratrici difficili da intercettare, non solo sul fronte della conciliazione ma in generale: ad esempio, con l'assegno unico abbiamo visto che ci sono diverse famiglie con persone che potenzialmente potrebbero lavorare ma che non si attivano per cercare un impiego. Sono principalmente donne, ma non solo. Lo strumento stesso dell'assegno ci ha permesso di far emergere questo aspetto e intervenire, legando l'erogazione di un beneficio all'attivarsi nella ricerca. Anche le donne a partita Iva, ad esempio, sono un target complicato da individuare, ma che magari soprattutto per la conciliazione avrebbero bisogno di un supporto. Hanno poca voce e poca risonanza, purtroppo, e anche per questo dico: ordini professionali e rappresentanze del lavoro potrebbero fare molto di più per dare una rappresentanza».

Quante sono le mamme lavoratrici dipendenti in Trentino, ad esempio? Secondo gli ultimi dati Istat, 2.300. «E anche se con numeri molto inferiori al resto d'Italia, il fenomeno dell'abbandono lavorativo dopo la maternità c'è anche qui, con un 11% di donne che lasciano», commenta la professoressa di Economia Mariacristina Rossi, del Collegio Carlo Alberto di Torino. Il quadro normativo generale, del resto, non ha visto particolari colpi di scena negli ultimi anni: «Il Jobs Act sembrava dover segnare una rivoluzione, ma di fatto non ha presentato grandi stravolgimenti - commenta l'avvocatessa e ricercatrice della Ca'Foscari Rosita Zucaro - Per arrivare ad oggi, ad esempio, non sappiamo che fine farà il congedo di paternità, che non sembra previsto nelle prossime misure del governo. I voucher baby-sitter, ad esempio, sono un'altra delle novità degli ultimi anni che è stata molto apprezzata come sostegno alla conciliazione». Valeria Viale, ricercatrice dell'Agenzia nazionale per il lavoro, chiude il cerchio: «Servono politiche di conciliazione che siano risposte per tutto l'arco della vita, con finanziamenti che siano strutturali, e non inseriti in decreti secondari. Soprattutto, bisogna rendere più appetibile il lavoro per le donne, e consentirne il reingresso nel mercato del lavoro».

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