News/Approfondimenti > 11 novembre 2017

Agricoltura e territorio, Pup decisivo

L'Adige

Pup: 50 anni per anticipare il futuro» è il titolo di un interessante intervento pubblicato di recente dal giornale l'Adige a firma congiunta del presidente Ugo Rossi e dell'assessore all'urbanistica e alla coesione sociale Carlo Daldoss per celebrare, a 50 anni dalla sua approvazione, quella «utopia tecnicamente fondata» con cui Leonardo Benevolo definiva il Piano urbanistico provinciale (Pup) del 1967 di Bruno Kessler. Per onorare la ricorrenza si sono svolti quattro incontri pubblici su tematiche tipiche del processo di formazione di un piano territoriale di area vasta. Il quarto incontro, tenutosi alla Fondazione Edmund Mach, è quello che a mio giudizio e non solo per il tema specifico trattato (agricoltura e territorio) può essere assunto quale «summa sintesi» per comprendere se, a fronte delle nuove impegnative sfide che i processi di internazionalizzazione pongono anche alla nostra Provincia e delle nuove domande sociali in tema di sviluppo, servizi, solidarietà e crescita culturale , si può intrawedere la prospettiva di una visione guida. Ripercorrendo i frame significativi dei vari Pup, si osserva che quello del 1967 di Bruno Kessler ha sfruttato e consolidato le potenzialità dell'autonomia istituzionale, la rete stradale e autostradale, lo sviluppo industriale a macchia di leopardo, l'università e molto altro. Nasce il concetto di «campagna urbanizzata» formata da grandi organiche unità comprensoriali regolate da un nuovo decentramento amministrativo in cui i servizi hanno una dimensione proporzionata alle proprie singole potenzialità. Prevale, come ben ha ricordato l'ottantacinquenne ingegner Pietro Nervi (componente l'equipe del primo Pup) la visione di Kessler per uno sviluppo che dalla periferia va verso la città, salvaguardando ogni abbandono e integrando così, in netta contro tendenza con il pensiero allora dominante, un riferimento spaziale non tanto nell'ambiente urbano ma nello spazio continuo della campagna. Il Pup del 1987 di Walter Micheli introduce un limite allo sfruttamento eccessivo delle risorse territoriali con la formazione delle aree protette, dei biotopi e di una nuova attività lavorativa a sostegno della qualità ambientale, funzionale anche da ammortizzatore sociale (Progettone). 

Il Pup del 2008 di Mauro Gilmozzi, ancorato all'identità territoriale del paesaggio, orienta le politiche di sviluppo verso l'eccellenza per attrarre imprese e persone. Alcuni principali fattori sono: metroland, i distretti di ricerca, l'introduzione delle invarianti, lo stop alle seconde case, la scuola per il governo del territorio e del paesaggio, il decentramento amministrativo istituzionale. L'analisi critica circa la soddisfazione delle aspettative generate dai tre Pup, se nel complesso può ritenersi positiva rispetto a un acquisito benessere materiale generalizzato comparato su scala interregionale e nazionale, non è però altrettanto soddisfacente all'esito di un bilancio urbanistico di verifica degli obiettivi raggiunti rispetto al criterio di sviluppo sostenibile, soprattutto, nell'ambito degli strumenti di programmazione locale, della individuazione dei fattori di attrattività, inadeguati e privi di efficacia nel marketing territoriali (il Trentino deve attirare «visitatori» più che «turisti» mordi e fuggi) e, più in generale, rispetto alla risorse offerte dalle variegate vocazioni territoriali, sottovalutate come opportunità di sviluppo. D'altronde, non è un caso che lo stesso professor Paolo Castelnovi, urbanista già consulente per il Pup 2008, si sia dichiarato, a San Michele, un urbanista pentito al pari, del resto, del professor Bernardo Secchi, urbanista estensore e gestore del primo Pup nell'equipe del professor Samonà, severamente autocritico con la sua generazione di urbanisti, per aver subito passivamente la politicizzazione della disciplina urbanistica credendo di poter sostituire il territorio reale con delle teorie astratte ed ideologiche, vincolate ad un piano essenzialmente giuridico pensando erroneamente che il diritto fosse il mezzo adeguato per comprendere le relazioni sociali e spaziali della società che si esprimono nella costruzione del territorio. Il risultato è che l'urbanistica si è trasformata in un mercato dei suoli, in un mercato politico. In questi ultimi anni, il quadro che si sta delineando, ancorché in un mondo che appare paradossalmente sempre più «regionale» in termini di spazi economici in competizione e di livelli pertinenti della coesione sociale ed economica, tende verso una regia compartecipata in cui si riconosce nei Programmi territoriali integrati, di attuazione unitaria, lo sviluppo delle vocazioni e potenzialità del territorio. Il nuovo principio ordinatore del modello insediativo, cui anche il futuro Pup dovrà tenere conto, è dunque ridare vita agli spazi aperti interclusi, ai relitti, spazi residuali di una incontrollata espansione urbana diffusa, con progetti integrati che fanno riferimento al concetto salvifico di agricoltura multifunzionale, cioè un'agricoltura per la riqualificazione urbana, che al di là degli alimenti costruisce paesaggio, produce impiego, servizi sociali e culturali, tratta i rifiuti e valorizza la peculiarità dei territori. Insomma, come sostenuto dal professor Annibale Salsa, un'agricoltura con un ruolo egemone, primario non più subalterno al sistema urbano. Elisabetta Foradori, titolare della omonima azienda agricola, nel suo intervento, ha espresso dubbi per il cambio di paradigma auspicato finché permane la verità di facciata con la quale oggi è venduta l'immagine di una Regione, di un territorio provinciale percepito salubre nella produzione agroalimentare, nonostante l'impiego abnorme di pesticidi (42 kg/ ha/ anno) e la predominante monocoltura. Il presidente del consorzio Melinda, Michele Odorizzi nel difendere, altresì, il principio di sostenibilità economica della produzione frutticola, vanta orgogliosamente l'assegnazione del primato italiano della biodiversità, per la mela «Melinda», da parte della Fabbrica Italiana Contadina (Fico) cui il professor Andrea Segrè è presidente. Ergo dirimente, quale cognito stato dell'arte per impostare ogni fattuale prospettiva di sviluppo dell'avvenire del Trentino, una operazione «verità» a 360 gradi e non solo in agricoltura.

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