Disoccupati, il 10% fuori gioco

Corriere del Trentino

Soggetti «presi in carico» che non rispettano gli obblighi. Olivi: «No al centralismo»

Trento La sfida è lanciata: le politiche del lavoro in Italia sono pronte a ridefinirsi. Ma affinché sia davvero #lavoltabuona, meglio partire dalle buone pratiche già in uso. Tra queste, l'agenzia del lavoro di Trento che ieri ha dato avvio al primo incontro del seminario «Scambio di buone pratiche regionali» organizzato in collaborazione con Italia lavoro, con partecipanti, in prima battuta, le regioni Veneto e FriuliVenezia Giulia. Per ottenere risultati concreti è fondamentale il senso di responsabilità di chi viene assistito: in caso contrario il patto non regge. Nel 2015 circa il 10% dei «patti di servizio» è stato cancellato. «Senza false modestie, possiamo definirci capofila nell'innovazione delle politiche del lavoro, politiche che partono e continueranno a partire dal basso, nonostante oggi vi sia uno spiccato ritorno al centralismo» mette in chiaro il vicepresidente Alessandro olivi. Le ragioni del successo, a sentire Antonella Chiusole, dirigente dell'Agenzia, infatti, stanno proprio nell'autonomia: di gestione, amministrativa, contabile. Un'autonomia che va di pari passo con il senso di responsabilità chiesto a lavoratori e parti sociali. Specie in riferimento a quel patto di servizio che permette all'Agenzia di aiutare i disoccupati, ma solo a precise condizioni. «Senza sconti, perché la condizionalità è onerosa e bisogna agire con efficienza», chiarisce Chiusole, sottolineando che nel 2015 su 13.300 patti di servizio stipulati, 1.300 sono stati cancellati per mancato rispetto degli obblighi di condizionalità mentre in riferimento al 2014, sono state annullate circa 7mila richieste perché appartenenti a persone che per oltre un anno non si sono presentate ai colloqui organizzati dall'Agenzia. La «condizionalità», come si legge sul sito dell'Agenzia, «esprime il principio dello scambio fra cittadino e pubblica amministrazione: alla erogazione di un sostegno al reddito, deve corrispondere un reale e concreto attivismo nel cercare ed acquisire una nuova occupazione e nel rafforzamento delle proprie potenzialità in termini di occupabilità. Migliore sembra essere, per ora, l'andamento del 2016: fino al 31 maggio, le cancellazioni sono state 99 su 6.200 patti. Tra gli strumenti più utilizzati: il diario di attivazione, su cui il lavoratore appunta i colloqui sostenuti e le ricerche di lavoro avviate. Uno strumento utile soprattutto da un punto di vista culturale, riconosciuto anche da Angelo Irano, Responsabile Area welfare to Work - Italia lavoro. Secondo Irano, infatti, è tempo di adottare un nuovo approccio: «In Italia per le politiche del lavoro si spende tanto quanto in Germania, Francia e Gran Bretagna, ma bisogna cambiare cultura: troppo spesso, il concetto di "presa in carico" è stato usato come un alibi». Non solo, la svolta segnata dal decreto legislativo 150 del 2015 può essere occasione per fare il punto: «A fronte di 4milioni e mezzo di potenziali utenti, gli operatori dei centri per l'impiego sono circa 7.500, di questi, 2mila operano in Sicilia. Oggi finalmente possiamo evidenziare tali squilibri, avviando inoltre un percorso di certificazione degli operatori. Troppo spesso, infatti, i loro profili non sono coerenti con il lavoro svolto».

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