I contratti di rete per «aiutare» le imprese

L'Adige

Lo scopo, nonché caratteristica identificativa del contratto, è creare una rete tra aziende per consentire di abbattere quanto più possibile la concorrenza e promuovere invece la collaborazione. Per favorire dunque l'aggregazione aziendale nel nostro Paese, il «contratto di rete» può davvero svolgere una funzione strategica, orientando l'intero sistema all'innovazione ed all'aumento della capacità competitiva di coloro i quali decideranno di intraprendere questa strada. Il numero di contratti sta aumentando progressivamente dal 2010. Già nel 2011 se ne registrarono 48, nel 2012 furono 316, nel 2013 salirono ancora fino a 887, nel 2014 raggiunsero quota 1.615 e nel 2015 arrivarono a 2.113. L'anno scorso ne sono stati stipulati 2.884, mentre a maggio di quest'anno la rilevazione si è stanziata a 3.697 contratti di rete. Le aziende coinvolte sono anch'esse andate via via ad incrementarsi, rispetto alle sole 12 del 2010. Stando ai dati raccolti, sono state 215 nel 2011 (+203 rispetto all'anno precedente), 1.508 nel 2012 (+1.293), 3.807 nel 2013 (+ 2.299), 6.813 nel 2014 (+3.006), 10.651 nel 2015 (+3.838), 14.305 nel 2016 (+3.654) e nell'anno in corso il numero è salito ancora, fermandosi a 18.556 (+4.251). Dati che dunque evidenziano la capacità di questo strumento di affermarsi ed espandersi nel tempo, allo scopo proprio di garantire vantaggi alle imprese del territorio ed all'occupazione in generale. Un'innovazione che però al suo interno porta ulteriori cambiamenti, uno su tutti la nascita della figura del manager di rete con ruolo di mediazione, nello spingere le aziende a stipulare contratti di rete, e facilitazione. Soprattutto per quanto concerne le piccole imprese dunque, il contratto di rete sembra poter rappresentare lo strumento adatto per un maggiore sviluppo, crescita ed evoluzione dell'impresa stessa. A tal proposito è intervenuto, durante il convegno svoltosi presso il Laboratorio della Relazioni di lavoro e Sindacali (lares), anche l'attuale presidente del CNEL Tiziano Treu, già Ministro del lavoro e della previdenza sociale oltre che Ministro dei trasporti e della navigazione. «E chiaro che i contratti di rete si inseriscono all'interno di un contesto molto più ampio ha affermato. - Ognuno di noi pensava di aver compreso in pieno cosa significasse il termine «impresa», invece ci accorgiamo che esso muta nel suo contenuto continuamente. I colleghi sociologi ed economisti lo hanno più volte evidenziato, ed attraverso strette collaborazioni hanno portato alla nostra attenzione un tema tanto importante quanto fondamentale per il futuro. Il contratto di rete, mi preme sottolinearlo, non è un «marchingegno burocratico», ma un vero e proprio contratto a tutti gli effetti. Possiamo cambiarlo, adattarlo, impedire che prosegua la sua operatività. Per fare ciò occorre però che venga strutturato in modo perfetto, per permettere cosi alla rete di non essere una moltiplicazione di ciò che già esiste, ma divenire moltiplicatore dei risultati. Questi ultimi, accompagnati da strategie chiare e fiducia tra operatori, consentiranno alle reti stesse di affermarsi come opportunità, creando più risorse, occupazione ed in particolare collaborazione tra gli attori del mercato quotidiano».

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