News/Approfondimenti > 10 dicembre 2013

Il lavoro ha bisogno dell'industria

Corriere del Trentino

Occupazione II sociologo Reyneri al seminario del Laboratorio relazioni sindacali

TRENTO -- «I servizi per l'impiego sono importanti e il Trentino è molto attrezzato in tema, però prima delle politiche del lavoro bisogna impostare politiche industriali». La frase racchiude il pensiero sul Trentino di Emilio Reyneri, sociologo del lavoro e professore all'università Milano Bicocca, che dopodomani terrà un seminario nel Laboratorio relazioni sindacali di Tsm. Da poco più di un mese è uscito l'ultimo libro di Reyneri, «Dieci domande su un mercato del lavoro in crisi», scritto insieme a una ricercatrice deUlstat, Federica Pintaldi. «la nostra intenzione è di mettere in discussione alcuni luoghi comuni -- spiegail docente --, inoltre c'è uno sforzo pedagogico per aiutare il non specialista a comprendere i dati». Innanzitutto un tema caldo: «n tasso di disoccupazione è un indicatore ingannevole, perché c'è una fascia di persone che non cerca lavoro. L'indicatore più affidabile invece è il tasso di occupazione, in merito al quale l'Italia è messa male a livello europeo, peggio di noi fanno solo Malta e Grecia Ad esempio la Spagna ha un 25% di disoccupazione, molto più alta della nostra, ma ha un tasso di occupazione uguale al nostro: quindi quella dell'Italia è una situazione identica a quella spagnola, solo che loro hanno una fascia più piccola di persone che non cercano lavoro». In Trentino negli ultimi tempi molte donne si sono iscritte ai Centri per l'impiego per far quadrare il bilancio familiare, «una tendenza nuova questa, che si sta diffondendo anche a livello nazionale» conferma Reyneri. Altro luogo comune: «La disoccupazione giovanile è al 41%, ma se guardiamo più da vicino frai 15 e i 24 anni solo il 12% dei giovani cerca lavoro. La situazione era peggiore dunque negli anni Ottanta, in cui il tasso di disoccupazione era più basso, ma in cerca di lavoro c'era il 15-16% dei giovani, perché si studiava di meno». Purtroppo il problema grave è sulla fascia dai 25 ai 34 anni: «Anche in questo caso di chi cerca lavoro è il 12%. Un sintomo più grave, perché le persone cominciano a lasciare il nucleo familiare d'origine e non sono più a scuola Solo che è difficile intervenire: le politiche di sostegno possono arrivare solo ai 29 anni, per rispettare le linee guida europee, e la fascia dai 29 ai 34 è scoperta, mentre avrebbe bisogno di un maggiore aiuto». Sempre in relazione ai giovani, Reyneri dimostra che «in Italia il calo maggiore di occupazione c'è stato nel lavoro intellettuale e tecnico, mentre negli altri Paesi sono stati persi posti di più basso livello». Un chiaro segnale dellamancanza di settori innovativi, che forse fa venir meno la voglia di iscriversi all'università Ma sul punto il docente è chiaro: «Studiare conviene, nonostante tutto. Negli altri Paesi il vantaggio per i laureati è più grande rispetto alla situazione italiana, ma un po' di vantaggio c'è anche qui».

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