News/Approfondimenti > 29 agosto 2018

Ugo Morelli: paesaggio dell’Irpinia, una risorsa da salvaguardare

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Il paesaggio diventa lo spazio della nostra vita, l'insieme dei fattori che ci possono garantire vivibilità sul pianeta terra, condizione e spazio della nostra vita, non già uno sfondo ma una figura della nostra esperienza.

“Penso che ci siano pochi temi, oggi, più urgenti da prendere in considerazione che non siano i temi legati al paesaggio”.

Inizia così la chiacchierata con Ugo Morelli, saggista, psicologo e direttore scientifico della Durazzano Summer School, il laboratorio rivolto ai giovani architetti e agli amministratori under 35 nell'ambito del Festival di Paesaggio, in programma a Durazzano, nel Sannio, dal 30 agosto al 2 settembre 2018.

Il professor Ugo Morelli, nativo di Grottaminarda, in provincia di Avellino, da anni studia i temi delle scienze cognitive, sia come docente di psicologia del lavoro all'Università di Bergamo che presso la Scuola per il governo del territorio e del paesaggio della Provincia Autonoma di Trento , dove dirige il Master WNHM – World Natural Heritage Management, ideato per formare alla conoscenza e alla gestione dei Beni naturali iscritti nella lista del patrimonio mondiale Unesco.

Professor Morelli, perchè un Festival di Paesaggio?

“Dobbiamo capirci su come usiamo il concetto di paesaggio e a cosa ci riferiamo. Se ci riferiamo allo sfondo, alla cartolina, alla bella veduta, al panorama cosi come tuttora si intende, uno potrebbe dire: è una questione di decoro.

Negli ultimi anni, però, ci siamo accorti di una cosa importante: il paesaggio è diventato aria, acqua, suolo, rumore, vivibilità, è diventato condizione e spazio della nostra vita, non già uno sfondo ma una figura della nostra esperienza”.

Tutto ciò cosa comporta?

“Stiamo scoprendo che la Terra reagisce ai nostri comportamenti. Non è un luogo che si fa usare come ci pare ma risponde ai nostri atteggiamenti, con le frane, gli tzunami, con le alluvioni, con l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e se questa risposta prima era sussurrata ora è particolarmente sentita ed esplicita.

In questa prospettiva il paesaggio diventa lo spazio della nostra vita, l'insieme dei fattori che ci possono garantire vivibilità sul pianeta terra”.

La sfida sulla necessità di guardare ad un concetto altro d i paesaggio parte da un piccolo centro del Sannio, Durazzano. Una scelta simbolica?

“Oggi i luoghi, piccoli medi o grandi che siano, non vanno intesi come posti sicuri da cui guardare il mondo. Finora abbiamo agito più o meno così: se sto a Durazzano, che me ne importa di ciò che accade a Pechino? E invece ce ne importa, che noi lo vogliamo o no. Se usiamo il termine importare diversamente, “importiamo” in noi gli effetti delle azioni. Piuttosto che guardare il mondo dai luoghi, allora, dovremmo guardare i luoghi dal mondo. Come se ci mettessimo sul vertice della Terra e dicessimo: che significato può avere il mio posto?”.

Una lettura, la sua, che implica una “partecipazione” globale al cambiamento: non una questione di dimensioni, ma di atteggiamenti.

“In quest'ottica, ogni luogo va bene. L'intuizione di Mario Pagliaro di scegliere un piccolo posto come Durazzano che possa diventare ologramma di un ragionamento più ampio, in cui ogni componente contiene le ragioni del tutto, è stata particolarmente felice”.

Paesaggio e vivibilità: un nesso che richiede ampia partecipazione. Soprattutto di chi è deputato a prendere decisioni.

“Gli amministratori sono figure centrali nel ragionamento che andiamo a fare. Nel tempo abbiamo imparato che c'è bisogno di normative e quindi di regole. Faccio un esempio: in Italia non c'è una legge che regola l'uso dell'acqua potabile e ne impedisce ad esempio l'uso per lavare auto.

Eppure, sappiamo quante problematiche sono legate all'acqua. Ecco, diciamo che quindi paesaggio è anche e soprattutto educazione civile.

La domanda fondamentale è: che tipo di vivibilità lasciamo ai figli?

Il paesaggio è lo spazio della vita, dove ci guadagniamo la possibilità di vivere, ed il risultato di ciò che facciamo dell'ambiente e territorio”.

Dalla sua analisi emerge quasi un braccio teso a tante realtà del Sud e della Campania in particolare, un invito a scrollarsi di dosso anni di immobilismo indotto e ad essere protagonisti del futuro del proprio…paesaggio.

“Le aree interne della Campania, penso al Sannio e all'Irpinia in primis ovviamente, sono realtà che non essendo state toccate molto dallo sviluppo distruttivo oggi hanno grandi potenzialità

Devono capirlo però. Mi riferisco alle risorse specifiche di quelle terre, ambiente naturale compreso, mantenuto bene in alcuni casi ma che vive tanti casi di abbandono. Se si capisce questo, e si riesce a configurare uno scenario nel quale si smette di piangersi addosso, aspettare il solito finanziamento pubblico e al contrario si sviluppano capacità ed iniziative in cui alla base ci sia la conoscenza, quello che è stato finora un limite può diventare una significativa opportunità”.

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