News/Approfondimenti > 27 novembre 2010

Progetto-Paesaggio tra teoria e pratica, secondo Gonçalo Byrne

Ieri sera al Centro Congressi di Sardagna il secondo incontro organizzato da Step

«E' la relazione tra paesaggio e architettura il nocciolo della questione in ambito architettonico e progettuale.»

E' il parere dell'architetto Byrne, portoghese di nascita ma conosciuto internazionalmente per le sue innovative idee sulla relazione fra architettura e paesaggio.

Insignito della Medaglia d'oro dall'Accademia degli architetti di Francia, ha una carriera accademica di grande rilievo ed è vincitore di numerosi concorsi per progetti in tutto il mondo.»

Ieri sera a Sardagna ha tenuto una relazione puntando l'attenzione sull'architettura come elemento che influisce, sempre, sugli spazi vuoti, sul sistema degli «aperti» con tutto il suo carico di significato sociale e culturale.

Ha illustrato come, a suo parere, l'apparente conflitto fra natura e artificio possa essere armonizzato con la qualità del progetto.

La presentazione è stata fatta da Giulio Andreolli che insieme a Chiara Bertoli ha coordinato i due  appuntamenti di Stepincontra «Con quello di stasera – ha detto Andreolli – si chiude un ciclo che è un incipit di riflessione articolata sui temi del paesaggio. Per il 2011 stiamo progettando altri incontri. Mi preme dire che l’Ordine degli architetti e quello degli ingegneri sono sodali con Step per quanto riguarda la cultura del paesaggio».

Sala del Centro Congressi di Sardagna piena soprattutto di professionisti della progettazione,  architetti, ingegneri ma anche storici dell’arte e cittadini.

Direttore del giornale di architettura del Portogallo, autore di importanti progetti (aereoporto di Lisbona) e, in Italia, a Siena, Jesolo, del pubblicatissimo progetto dedicato al museo dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea del Mediterraneo di Cagliari, del Parco Forlanini a Milano, l'architetto Byrne ha fatto capire subito che l’architettura ha molto a che fare con l’antropizzazione, non può essere distinta da questa.

«L’architettura – ha esordito Gon?alo Byrne – in quanto forma e pratica che viene confrontata con il territorio e con il paesaggio è un’attività che ha delle dimensioni e degli effetti sul paesaggio. Quando parlo di paesaggio ne parlo nella sua dimensione culturale confronto tra la capacità mentale e la definizione del territorio ma anche proprio della forma urbana.

«La città è un’entità di grandissima potenza che va al di fuori del confine della città storica ed è diventato un fenomeno diffuso e frammentato di grande espansione. Tutti i modelli più conosciuti della città storica sono andati in crisi.»

«Non guardo tanto il manufatto edilizio – ha continuato Byrne – il volume, il progetto ma guardo tutto quanto c’è fra gli spazi: il sistema dei vuoti, questa gerarchia, questo sistema ha un particolare valore quasi un codice genetico che è riconoscibile un po’ come un’impressione digitale. Tant’è che non ci sono due città uguali.»

Nella città metropolitana, secondo Byrne, questa gerarchia di rapporti (per es. una città ottocentesca si riconosce per il sistema di strade) diventa assolutamente irriconoscibile.

«C’è – dice l’architetto portoghese – un’erosione del concetto di soglia, è ciò vale per tutte le forme di conoscenza, non solo per l’architettura. E’ una condizione che si interseca con tutte le forme di conoscenza ed è un fenomeno molto complesso. Partendo dal sistema dei vuoti possiamo dare valore alla città, a chi vive dentro la città. Siamo abituati a rappresentare la città guardando dall’alto, progettando come se stessimo guardando dall’alto. Gli spazi pubblici e gli spazi privati devono avere la loro identità.»

«Perché – sostiene Byrne – non possiamo rappresentare la città rovesciando la prospettiva, partendo dal piano terra guardando verso il cielo. Il punto di vista è totalmente diverso e la luce naturale la fa da padrona. La nostra civiltà oggi ha fatto scomparire la nozione dell’ombra. La nozione del tempo e lo spessore del tempo hanno una loro dignità ed è un’alternanza che viene dalla condizione della luce e, nell’architettura del paesaggio, è una delle dimensioni più importanti.

«Le variazioni termiche, la vita della natura, introducono un rapporto molto importante, un supporto di vita. Noi architetti facciamo dei progetti per costruire contenitori di vita ma questi contenitori di vita possono essere un parco, una strada, un museo, una piazza dove la gente si incontra, si affronta, magari distrugge o forse, qualche volta, valorizza.»

Gonçalo Byrne ha proiettato alcune immagini di suoi progetti, diversi in Portogallo e uno in Italia, Siena: dismissione dello stadio (che si trova in centro storico) al limitare della Via Francigena: una situazione particolare per una straordinaria città con una delle più belle piazze del mondo.

Accanto allo stadio c’è la fortezza Medicea (che ha più o meno lo stesso volume dello stadio) e un Parco, al di là un importante tessuto edilizio costruito nel Quattrocento periodo d’oro per Siena.

Lo stadio deve essere portato in periferia perché quando c’è la partita i problemi sono davvero tanti e la domanda è: cosa fare di questo vuoto? Un parcheggio di pertinenza.

«In realtà – dice Byrne – noi abbiamo previsto uno spazio con alberi e parco per riportare il mercato nel suo posto antico, ma il concorso non è ancora stato fatto, il progetto però, è pronto».

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