News/Approfondimenti > 12 dicembre 2007

Stranieri che lavorano in Italia. Sono più istruiti di chi li ospita.

L’iniziativa. Il progetto Pontest avvia verso mansioni qualificate.

La maggior parte degli immigrati nel nostro paese si trova a svolgere mansioni che non valorizzano le loro competenze e non corrispondono al loro titolo di studio. I dati Caritas dicono che gli stranieri residenti in Italia sono più istruiti di chi li ospita: il 12,1% sono laureati e il 27,8% diplomati, mentre per gli italiani le percentuali scendono rispettivamente al 7,5% e al 25,9%.

Per promuovere una riflessione sul problema della dequalificazione degli immigrati, sulle opportunità e gli ostacoli del loro inserimento nel mondo del lavoro si è tenuto ieri mattina il workshop “Le competenze per la gestione della diversità” organizzato presso la Tsm-Trentino School of Management.

I partecipanti hanno ascoltato le iniziative messe in campo in varie province dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Piemonte. Il caso trentino del progetto Pontest è stato illustrato da Gianluca Cepollaro, vice direttore di Tsm: “Il nostro scopo era mettere al centro ciò che gli immigrati sanno fare per riavvicinare le persone al loro lavoro. Ci siamo avvalsi delle tecnologie informatiche per costruire un servizio di e-recruitment transazionale e stiamo conducendo una sperimentazione con la Polonia”. Grazie ad una collaborazione con il labor office polacco, è stato creato un portale da cui i lavoratori possono compilare il loro curriculum vitae (per ora è una simulazione) nella loro lingua, poi il software garantisce la traduzione in tre lingue diverse e l’invio. Un sistema di questo tipo permetterebbe a soggetti titolati di mediare fra i lavoratori e le imprese orientando i flussi e selezionando le persone in base alle loro competenze.

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