News/Approfondimenti > 28 maggio 2008

Sui fannulloni evitiamo di generalizzare. Pubblica amministrazione.

Dellai critico sulla linea del governo. Dirigenti trentini più gratificati della media

TRENTO. «Sul fatto di licenziare o meno i fannulloni occorre evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Il sistema della pubblica amministrazione trentina va migliorato nel complesso, secondo tre dimensioni: semplificazione normativa, valutazione del personale secondo il merito, centralità dei cittadini e soprattutto delle imprese che garantiscono le risorse su cui si regge l’autonomia». Il presidente della Provincia Lorenzo Dellai non si mostra entusiasta verso le dichiarazioni sul «licenziamento dei fannulloni» rilasciate dal ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che sarà a Trento per il Festival dell’economia.

Il governatore è intervenuto ieri durante l’apertura dell’incontro su «Ruolo della dirigenza e verticalizzazione dei poteri», svoltosi nella sede della Trentino school of management e destinato ad una platea composta dai dirigenti della Provincia e delle sue articolazioni operative. La Tsm è attiva nella formazione dei dirigenti pubblici: il 27 novembre partirà nella sede di Palazzo Consolati a Trento il master annuale di secondo livello «Diritto e management delle amministrazioni pubbliche» destinato a laureati e dipendenti pubblici. Il corso garantirà un punteggio maggiore nei concorsi provinciali per i ruoli dirigenziali.

In tema di imprese, Dellai boccia gli attacchi mossi nei giorni scorsi dalla sezione giovani dell’Associazione albergatori contro gli ispettori provinciali. «Sono polemiche sgangherate e fuori dalle righe – le definisce il presidente –, segnale che a livello nazionale e ora anche in Trentino c’è una sofferenza verso le regole. I controlli sono una forma di servizio ai cittadini e alle imprese».

All’incontro partecipano il segretario generale del Censis Giuseppe De Rita e Nadio Delai, presidente della società di consulenza strategica Ermeneia. Quest’ultimo riporta i risultati dell’indagine condotta sulla percezione che i dirigenti trentini hanno di sé e del proprio ruolo.

«L’analisi fotografa un quadro trentino più positivo rispetto a quello nazionale – afferma Delai –. Qui dirigenti pubblici decidono di più: in altri termini, la verticalizzazione del potere forte nei ministeri romani e nelle aziende italiane è limitata. E i dirigenti si piacciono. La maggioranza ripeterebbe la scelta professionale che ha fatto e si sente parte della classe dirigente trentina».

Non mancano le criticità. In primis, una difficoltà nel rapporto con l’impalcatura normativa. Il 37% risponde sì sul fatto che esistono «procedure attente più alla forma che alla sostanza delle risposte da dare». Il 32% asserisce sull’esistenza di «procedure che possono essere a volte troppo flessibili o a volte troppo rigide a seconda delle situazioni».

I principali problemi percepiti sono, nell’ordine, «selezione di personale altamente capace» (26,9%), «possibilità di premiare e punire attraverso incentivi economici adeguati» (26,9%), «selezione di personale adeguatamente motivato» (23,9%), «possibilità di valutare adeguatamente le capacità del personale» (10,4%), «possibilità di liberarsi dell’evéntuale personale inadeguato» (10,4%).

«Questi risultati – prosegue Delai – indicano che occorre lavorare sulla selezione scegliendo i migliori e i più motivati. E ricostruire la filiera del merito secondo lo schema premi e punizioni. Che devono essere effettive. Il licenziamento dei fannulloni è giusto ma è la coda del problema».
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