News/Approfondimenti > 23 dicembre 2023

Abitare i territori di montagna, i destini possibili

Il seminario “Le altre montagne”, organizzato presso lo spazio espositivo Le Gallerie di Piedicastello, è stato proposto da Tsm, attraverso step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, in collaborazione con Fondazione Museo storico del Trentino e la Rivista Archalp, nell'ambito della mostra “Alps. Comprendere la montagna”, il racconto di un viaggio nella storia dell'arco alpino alla scoperta del rapporto fra uomo e natura, delle sfide per promuovere una cultura della sostenibilità e delle grandi trasformazioni che hanno interessato negli ultimi secoli la montagna del Trentino.

Da alcuni anni, soprattutto in seguito alla pandemia COVID19, si assiste ad una “riscoperta della montagna”, e non solo da un punto di vista turistico. Parlare di montagna secondo la prospettiva del turismo è molto diverso dal parlarne da un punto di vista di abitabilità e vivibilità: se da un lato l'immaginario collettivo configura la montagna come luogo idilliaco, caratterizzato da elementi bucolici dove natura, salubrità, avventura e relax trovano il perfetto equilibrio, dall'altro i termini che spesso ricorrono nella narrazione di questi territori riflettono un'immagine molto diversa: marginalità, periferia, spopolamento.

Il seminario si è posto l'obiettivo di comprendere, considerando territori con diverse caratteristiche storiche, geografiche, antropologiche e culturali, gli elementi di convergenza rispetto alle dinamiche evolutive delle montagne italiane, così come tante altre montagne del mondo, come ha sottolineato nell'intervento introduttivo Antonio De Rossi, riprendendo l'ultimo numero della rivista ArchApl intitolato appunto “Le altre montagne”.

Le esperienze di Castel del Giudice (IS) e di Gagliano Aterno (AQ) hanno dimostrato con lucidità e senza paternalismi o presunzione, la fatica di avviare processi che invertano le tendenze, attraverso progetti che mirino al recupero del valore del saper fare, delle attività, delle competenze e delle conoscenze, senza cadere nel tranello della “rievocazione”, ma lavorando in continuo e costante rapporto con le comunità. Progetti che si occupano delle persone nei luoghi, evidenziando come le trasformazioni fisiche abbiano cercato di ricombinarsi con tematiche più ampie: l'innovazione sociale, la re-interpretazione degli spazi e delle attività, il tema dell'abitabilità e della qualità della vita. La buona riuscita di questi progetti è dovuta anche ad un sapiente lavoro di ricucitura tra spazi e comunità, tra istituzioni e società civile, tra tradizione e contemporaneità, accettando anche quella che può essere definita la “sfida delle connessioni”, senza fermarsi quindi ad una auto-sufficienza endogena.

Durante l'incontro, Serena Curti, referente dell'ambito Cultura di Tsm, ha coordinato la sessione “Rigenerare le montagne: politiche, istituzioni, comunità e lavoro culturale”, a cui sono intervenuti Letizia Bindi, docente di antropologia dell'Università degli Studi del Molise, e Domenico Cersosimo, docente di economia all'Università della Calabria nonché membro dell'Associazione Riabitare l'Italia.

Lo sguardo multidisciplinare con cui è stato approfondito il tema ha permesso di far emergere alcune potenzialità di sviluppo dei territori di montagna, sottolineando come la netta separazione tra la dimensione fisica e infrastrutturale da quella relazionale non riesca ad includere quegli elementi che sono invece e fondamentali per i processi di rigenerazione e riattivazione dei territori, con l'obiettivo del miglioramento della qualità della vita.

Tali processi hanno inoltre bisogno di visione e di tempo per far sedimentare le relazioni, essendo necessariamente meno governabili e con esiti più incerti, ma rispondendo ad una logica sperimentale e incentivano la conoscenza e l'esperienza collettiva come pratica privilegiata.

Restituire valore ai territori, recuperando, riconoscendo e riattivando la trasmissione della memoria, delle conoscenze e delle competenze che ne costituiscono il patrimonio, è la strada per sovvertire le dinamiche di spopolamento e di perdita.

È auspicabile, quindi, una inversione dello sguardo rispetto alle comuni dinamiche urbano-centriche, e contestualmente anche della narrazione che propone polarizzazioni superficiali tra centro e periferia alimentando l'immaginario del “pieno” e del “vuoto”: non abisso paralizzante o mancanza da colmare, ma spazio per fare e per abitare, e opportunità dell'agire.

 

Maggiori informazioni:

https://museostorico.it/exhibition/alps-comprendere-la-montagna/

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