Concluso il Premio Giulio Andreolli - Fare Paesaggio
Con la cerimonia di premiazione tenutasi a febbraio al Castello del Buonconsiglio di Trento si è conclusa la terza edizione del Premio triennale Giulio Andreolli - Fare Paesaggio, promosso dall'Osservatorio del Paesaggio della Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con Trentino School of Management
Per la sezione “Segni nel paesaggio”, il primo premio è andato al progetto svizzero "Studio Cascina Garbald” di Ruinelli Associati Architetti.
Per la sezione “Programmazione, pianificazione e iniziative gestionali” si è aggiudicato premio il progetto: “Prontuario della qualità architettonica e della mitigazione ambientale” del Comune di Valdobbiadene.
Per la sezione “cultura, educazione e partecipazione” ha vinto il premio il progetto: "Il Castello di Pergine bene di comunità” della Fondazione CastelPergine Onlus.
Le tre menzioni speciali, una per ambito tematico, sono state assegnate allo studio Stradivarie Architetti Associati per il piano di settore “Una montagna d'acque”, volto a promuovere la valorizzazione dei fiumi e dei laghi della Carnia, allo studio Amp Architecture & Landscape per il progetto di riqualificazione ambientale “Parco del lago Fontana” e all'Istituto per la cultura slovena per il Museo SMO-Slovensko Multimedialno Oknl.
Nel corso della cerimonia, alla quale ha preso parte anche l'assessore provinciale all'urbanistica e ambiente Mario Tonina, la direttrice generale di Tsm, Paola Borz, nel ringraziare quanti hanno lavorato con impegno e passione per la buona riuscita del Premio, per il quale sono pervenute 58 candidature, ha evidenziato il valore dell'iniziativa, capace di mettere in moto e incrociare sinergie e competenze diverse, cosa di estrema importanza per la cura e la valorizzazione del paesaggio.
Gianluca Cepollaro, responsabile di Tsm|Step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio, ha sottolineato la dimensione educativa del Premio, non solo perché prevede un ambito tematico esclusivamente dedicato alle iniziative culturali e formative, ma perché cerca di sostenere una visione e una pratica del 'fare paesaggio' come alimento del bene comune.
Qui l'intervista a Gianluca Cepollaro: