News/Approfondimenti > 27 giugno 2023

Il design professionale

Intervista a Massimo Ravasi a cura di Gabriella De Fino

Strutturato in quattro incontri, snodatisi tra metà aprile e i primi di giugno, il percorso di formazione “Orientamento professionale e accompagnamento al lavoro: approfondimenti e casi” si è concluso recentemente con un esito molto positivo, sia in termini di efficacia formativa e di applicabilità al contesto professionale, che di sviluppo di una cultura e di un linguaggio comune tra gli orientatori. Il percorso, tenuto da Massimo Ravasi, ha avuto diversi focus per ciascun incontro, fra cui: donne con vincoli di conciliazione, giovani, lavoratori e lavoratrici precari/e e persone svantaggiate.

Obiettivo del percorso, quello di accrescere la consapevolezza dei partecipanti rispetto al proprio ruolo e rispetto ai processi di apprendimento e di focalizzare l'attenzione su pratiche, strategie e tecniche per essere più efficaci nel processo di orientamento.

In occasione della recente uscita del libro "Obiettivo di carriera: crescita autentica", Gabriella De Fino, dell'Unità Lavoro, Scuola e Welfare di Tsm, ha intervistato l'autore, Massimo Ravasi*.

Cosa significa oggi orientare una persona?

Orientare nel XXI secolo significa far sì che le persone acquisiscano la capacità di muoversi in un contesto come quello attuale. Molti studiosi hanno ripreso un anagramma inventato alla fine della Guerra Fredda per definire uno scenario di chiarezza che mancava, dopo la caduta del muro di Berlino. Il nostro mondo è V.U.C.A, cioè volatile, incerto, complesso e ambiguo. È una sigla che permette di descrivere bene la situazione mondiale che stiamo vivendo. Io preferisco chiamarla la realtà delle 3C: complicata, complessa e caotica. Un orientatore facilita le risorse necessarie per affrontare queste variabili. Se di fronte a un evento complicato basta interiorizzare delle buone procedure, dinnanzi a un evento complesso, cioè che presenta più fattori intrecciati tra loro, occorre sviluppare pensiero critico ossia la capacità di ricerca, di analisi, di valutazione, di sintesi. Si tratta di abilità di cui molte volte le persone mancano. La conseguenza è prendere delle decisioni, a seconda dei casi personali, professionali o formative, affrettate. Per gestire la complessità occorre rallentare e attivare il pensiero lento, come evidenziato dallo psicologo e premio Nobel Daniel Kahneman. Spesso, tuttavia, i contesti si presentano caotici. Il caos fa parte della natura stessa. Nulla resta eternamente nella stessa posizione. Il sistema nel quale siamo inseriti, la nostra cara Terra, è in continuo cambiamento. Per affrontare questo stato naturale della vita occorre sviluppare consapevolezza e cioè la capacità di focalizzare su un punto e diventarne coscienti che si tratti della nostra identità personale o di quella professionale. Il concetto è sempre il medesimo. È come quando si decide di mettere in ordine l'armadio: si tira fuori tutto, si ripiegano i vestiti, si scartano quelli che non si utilizzano più da tempo ma occupano spazio, si sceglie come rimettere in ordine e si procede. Certo l'ordine non dura per sempre.

Quando parliamo di design della carriera (career design) quali sono le variabili principali da tenere in conto?

Un processo di design richiede innanzitutto un metodo. Una forma di pensiero molto efficace da utilizzare in tal senso è il pensiero a diamante, usato nel design thinking. La persona viene facilitata a un'apertura iniziale del pensiero perché individui tutti i pezzi che partecipano a determinare la sua identità professionale. È un processo che richiede attenzione, una concentrazione elevata per entrare in una dimensione di flusso. Si recupera il proprio passato, ciò che si è accumulato grazie alle esperienze avute. Definisco questo tesoro “il conto corrente professionale”. Ognuno di noi ne ha uno, anche se è uno junior. Una volta recuperati questi pezzi, occorre attivare il proprio radar personale. Tutti noi abbiamo un radar che ci consente di cogliere i segnali interni ed esterni di una data fase di vita. Alcuni di questi segnali riguardano, ad esempio, le competenze che abbiamo o che dovremmo sviluppare. Altri ciò che stiamo sentendo rispetto a una fase di vita. È altrettanto importante essere consapevoli dei propri trend (ciò che per se stessi è fondamentale e permette di esprimersi). Un altro aspetto rilevante è quello dei semi. I semi possono essere interni, cioè caratteristiche, attitudini, capacità, idee e sogni a cui non abbiamo mai dato ascolto e credito; oppure esterni, mode o processi che ancora non si sono manifestati ma che potrebbero da un momento e l'altro essere scoperti da qualcuno. Molto dipende da quanto ci si esercita ad utilizzare il Radar. Una volta che si sono recuperati questi elementi, si passa alla fase di convergenza. Si mettono a punto dei prototipi professionali da testare.  È un metodo che riprende quello scientifico che procede per ipotesi. Fare del design professionale richiede il potenziamento di una risorsa chiave: la creatività. Il matematico, fisico e filosofo Henri Poincarè la definiva la capacità di riutilizzare gli elementi che abbiamo a disposizione di volta in volta, in modo diverso a seconda del problema che ci troviamo di fronte.

Quanto contano la propria capacità di attivazione e capacità di analisi del mondo esterno e del proprio mondo interno?

La parola proattività è al centro dei processi di Design. La proattività è la capacità di anticipare i problemi o esigenze relative all'operatività del proprio lavoro per riuscire ad organizzarlo al meglio. Riportata all'obiettivo di sviluppare la propria carriera, la proattività fa sì che la persona diventi protagonista perché comincia a leggere la situazione che sta affrontando, individua le risorse di cui ha bisogno e mette in campo un approccio strategico per alzare le probabilità di successo dell'obiettivo individuato. Un approccio strategico parte sempre dalla definizione del problema e poi nell'analizzarlo. Non per nulla tra le dieci competenze più importanti per il 2025 il World Economic Forum presenta al primo posto Pensiero Analitico e Innovazione.

Quanto conterà nel mondo del lavoro futuro la capacità di auto orientarsi?

La capacità di auto orientarsi richiede di sviluppare un'intelligenza ormai fondamentale nel nostro contesto: l'intelligenza orientativa. Mi sono permesso di aggiungerla all'elenco delle intelligenze multiple stilate dallo psicologo Howard Gardner. Ormai si ha sempre più bisogno di questa intelligenza per dar voce alla propria unicità. Il nostro è un mercato del lavoro in continua evoluzione. Per affrontarlo occorre periodicamente fare lo stato dell'arte, osservare ed ascoltare il sistema, valutare e poi ipotizzare. In questo modo si evita di essere passivi rispetto alle circostanze in cui ci si imbatte. Questo non significa sempre e comunque aver sempre chiaro la propria meta. Un aspetto cruciale, però, è sentire che la propria bussola interna funziona. Sempre più spesso le persone si ritrovano smagnetizzate. Smarrirsi in quei casi è facile e come insegnano le favole c'è sempre un lupo pronto ad approfittarne.

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*Orientatore, career coach e scrittore. Si occupa di design professionale e personale da oltre 10 anni. Ha approfondito il costrutto dell'intelligenza orientativa e come potenziarla alla luce dell'attuale contesto socio-lavorativo. Svolge percorsi di gruppo e individuale per rafforzare la fiducia nelle risorse personali e facilitare l'entrata nel regno del potenziale.

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