News/Approfondimenti > 28 agosto 2023

L’Intelligenza Artificiale Generativa come spazio per la crescita

di Alessandro Iannella

“Il virtuale non deve necessariamente rappresentare una prigione. Può essere la zattera, la scala, lo spazio transitorio, la moratoria, situazioni che vanno abbandonate dopo aver raggiunto una maggiore libertà. Non dobbiamo rifiutare la nostra vita sullo schermo, ma neppure è il caso di considerarla come una vita alternativa. Possiamo usarla come uno spazio per la crescita. [...] Come l'antropologo che torna a casa dopo l'immersione in un'altra cultura, chi viaggia nel virtuale può tornare nel mondo reale meglio attrezzato per capirne gli artifici”. Sherry Turkle, La vita sullo schermo (1997)

Con queste parole Sherry Turkle descriveva il cyberspazio, quell'insieme di laboratori sociali virtuali da molti percepito come un luogo altro rispetto alla vita reale, intangibile e quindi non autentico, pericolo di inquinamento per la quotidianità. La metafora dello spazio per la crescita proposta dalla sociologa statunitense testimoniava, al contrario, una visione propositiva e proattiva della rete. Il cyberspazio si configurava come una seconda adolescenza, una fucina identitaria, un ambiente sicuro nel quale conoscere se stessi e lavorare alla propria crescita personale, estromettendo o elaborando gli aspetti percepiti come negativi ed esprimendo o sviluppando quelli positivi.

Oggi il termine cyberspazio ha un sapore per lo più fantascientifico. Il mondo virtuale è ormai percepito come pienamente reale, socialmente costruito. Viviamo un'interrealtà, popoliamo un territorio dai confini sfumati nel quale fisico e digitale negoziano continuamente tra loro. Abbiamo abbandonato l'anonimato delle chat, dei Multi User Dungeon e dei forum in favore della facciata pubblica concessaci dai social, nella quale campeggiano a tutto schermo il nostro nome e cognome. Eppure, se si considerano le tecnologie emergenti, la metafora dello spazio per la crescita acquista rilevanza anche in questa nuova fase della storia della rete.

L'Intelligenza Artificiale (IA) Generativa, ossia quell'insieme di sistemi in grado di produrre autonomamente nuovi dati nella forma di testi, immagini, suoni o video, costituisce oggi la zattera per raggiungere terre inesplorate, la scala per accedere a nuovi saperi, la moratoria durante la quale sospendere le proprie certezze, lo spazio transitorio verso un più ampio bagaglio di competenze. L'IA Generativa offre all'individuo la possibilità di una partnership attiva, basata su di un preciso rapporto comunicativo inevitabilmente guidato dall'agente umano. L'individuo che interagisce con un sistema di IA Generativa deve essere in grado di formulare con attenzione le proprie richieste, impiegando un lessico dettagliato che includa le necessarie variabili e i relativi parametri. A un input chiaro e completo corrisponderà un output accurato ed efficace. Al contempo, deve adottare un approccio metacognitivo, ossia essere capace di interpretare i risultati proposti alla luce delle proprie competenze, rifiutando qualsiasi forma di delega o di assoluta fiducia.

Nel contesto della formazione, l'IA Generativa si rivela un'importante opportunità di crescita per tutti gli attori coinvolti. L'instructional designer può considerarla un'alleata per la propria attività di brainstorming o per la definizione delle caratteristiche di un percorso di apprendimento, mentre il content developer può impiegarla per la scrittura di codice o per la produzione di materiale multimediale interattivo da inserire all'interno di un corso online. Il formatore può servirsene per generare domande-stimolo da proporre al proprio pubblico in occasione di un dibattito, mentre il discente può interpretarla come una compagna di studi con la quale confrontarsi durante il percorso conoscitivo. Più in generale, in linea con quanto dichiarato nell'aggiornamento 2.2 del Digital Competence Framework for Citizens (DigComp), l'adozione dei sistemi di IA Generativa da parte di tali figure consente di promuovere un'interazione consapevole con le tecnologie emergenti nella comunità formativa e, di conseguenza, un atteggiamento critico utile per riflettere sui benefici e sui rischi della loro applicazione in società. 

 

Bibliografia

Turkle, S. (1995). Life on the screen: Identity in the age of the Internet. Simon & Schuster.

Vygotsky, L. S. (1978). Mind in society: The development of higher psychological processes. Harvard University Press.

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