News/Approfondimenti > 27 marzo 2024

La formazione centrale nella partita dello sviluppo

Intervista all'assessore provinciale allo sviluppo economico, lavoro, università e ricerca Achille Spinelli

 

In un'epoca di grandi trasformazioni quale ruolo può giocare la formazione nella partita della crescita e dello sviluppo?

Stiamo vivendo un'epoca in cui alle alte difficoltà di reperimento del personale si associa una altrettanto complessa ricerca, da parte delle imprese, di competenze diverse rispetto a quelle possedute dalla manodopera disponibile al lavoro.
Nel 2019, a livello nazionale, secondo le stime del Sistema Informativo Excelsior, la difficoltà di reperimento del personale riguardava il 26% delle assunzioni, in valore assoluto 1,2 milioni. Nel 2022 ha riguardato il 42% delle assunzioni e nel 2023 tale quota ha superato il 45% ovvero quasi 2,5 milioni in valore assoluto. Questo fenomeno ha generato costi economici considerevoli, quantificati in 43,9 miliardi di euro nel corso del 2023, registrando un significativo aumento pari al 16,3% rispetto all'anno precedente.
Tra il 2024 e il 2028 sarà richiesto dalle imprese, pubbliche e private, il possesso di competenze intermedie “green” a oltre 2,3 milioni di lavoratori, che corrispondono a circa i due terzi del fabbisogno complessivo stimato nel quinquennio. Nei prossimi anni è plausibile, dunque, un ulteriore incremento delle criticità nel mercato del lavoro. Da un lato, i macro-trend economici comporteranno un aumento delle competenze necessarie per affrontare le transizioni tecnologiche. Dall'altro lato, i fenomeni demografici aggraveranno la scarsità di manodopera.
È chiaro, dunque, che la formazione assume un'importanza fondamentale nella partita dello sviluppo e TSM - Trentino School of Management, grazie all'esperienza e alle conoscenze maturate negli anni, potrà essere un partner essenziale della Provincia per accrescere e qualificare le competenze dei lavoratori.

Quali sono le linee strategiche da seguire nelle politiche provinciali in materia di formazione?

Anzitutto dobbiamo coinvolgere maggiormente il settore privato nella programmazione e nell'attuazione dell'offerta formativa, sia in riferimento alla promozione di reti strutturali di co-progettazione, erogazione e monitoraggio, sia in relazione ai percorsi di specializzazione tecnologica post diploma, fondati sull'effettiva connessione tra le politiche d'istruzione, formazione e lavoro e le politiche industriali. Dobbiamo, inoltre, promuovere sistemi e processi di formazione continua, valorizzando la formazione aziendale anche di disoccupati e neoassunti.
Serve, poi, il coinvolgimento in modo ancora più strutturato e funzionale dei Fondi paritetici interprofessionali e degli Enti bilaterali e l'implementazione di sistemi di analisi del mercato del lavoro, il monitoraggio degli effetti occupazionali della formazione finanziata e un'evoluzione dei sistemi di individuazione e validazione delle competenze, fattore imprescindibile per garantire la reale efficacia e spendibilità dei percorsi formativi dei lavoratori.
Non sfugge che tali linee rappresentano un'occasione storica in un momento in cui diverse filiere di investimento strategico possono convergere verso i medesimi obiettivi (Fondi strutturali, Repower Ue, Pnrr), determinando una mole importante di investimento pubblico, in un quadro di convergenza degli obiettivi nazionali con quelli provinciali.

Sul fronte del lavoro, quali sono le ulteriori sfide da affrontare?

Se il problema dello squilibrio fra domanda e offerta, in relazione alle competenze dei lavoratori, rappresenta uno dei temi centrali anche del nostro locale mercato del lavoro, dobbiamo, inoltre, migliorare in senso quantitativo e qualitativo gli standard di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, anche tramite il potenziamento dei servizi offerti dai Centri per l'impiego, la promozione di buone pratiche in partenariato con gli Enti strumentali della Provincia, il ricorso a strumenti di AI e piattaforme di recruitment per il potenziamento del processi di intermediazione.
Occorre, inoltre, pensare anche ai soggetti deboli o in condizioni di fragilità, penso a donne inattive o che rientrano nel mercato del lavoro dopo lunghi periodi, giovani under 30, lavoratori over 55, soggetti disabili o svantaggiati. Dobbiamo evitare che questi soggetti restino ai margini o esclusi dal mercato del lavoro.
C'è poi, non certo per ultimo, il tema salariale, sul quale abbiamo già iniziato a lavorare con le parti sociali. Se è innegabile, i dati lo dimostrano, che in quasi tutti i settori economici trentini sussiste un gap salariale rispetto al nord Italia, occorre una forte consapevolezza negli attori economici che tale situazione può comportare una minore attrattività della nostra Provincia, con delle ricadute negative anche sul mercato del lavoro.

Fra le sue competenze anche la ricerca, certamente un punto di forza per il Trentino su cui la Provincia investe molto. C'è una ricaduta sul territorio di questi importanti investimenti?

Il nostro territorio vanta la presenza di un sistema della ricerca e dell'innovazione di eccellenza e di dotazioni importanti, quali una serie di infrastrutture di ricerca e importanti investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo (320 milioni - ISTAT 2021), che di per sé rappresenta un elemento di attrattività. Ne sono testimonianza i poli scientifico tecnologici, sia quelli esistenti (Polo Meccatronica e Progetto Manifattura) e sia quelli in fase di realizzazione (Polo per le Scienze della vita e Polo Idrogeno), su cui il Trentino è stato una delle prime province ad avere investito. Essi fungono da cerniera tra ricerca, sviluppo e innovazione, con un importante ruolo aggregatore e catalizzatore, che vede al centro un ecosistema di startup e piccole e medie imprese innovative e grandi gruppi industriali lavorano fianco a fianco, in forte sinergia con gli attori/il mondo della ricerca.
La trasversalità dei settori in cui operano i nostri organismi di ricerca, grazie ai numerosi attori coinvolti e le loro competenze, fa sì che l'impatto della ricerca scientifica sia tangibile all'interno della società. Dai laboratori, la nostra ricerca prende forma e arriva sul mercato. Questo passa anche attraverso un'importante azione di scouting, operata in sinergia tra gli organismi di ricerca e HIT, che consente di valorizzare i risultati delle attività scientifiche dei fondatori scientifici, attraverso la promozione tecnologica, iniziative e programmi formativi rivolti a studenti universitari, dottorandi e ricercatori volti alla nascita di spirito imprenditoriale. L'impatto sociale dei risultati della ricerca del nostro ecosistema passa, inoltre, dalle attività di diffusione della conoscenza con le quali HIT coinvolge anche il pubblico non specialistico e le scuole.

knock off watches