News/Approfondimenti > 27 novembre 2023

Metodologie didattiche, scegliere le più opportune in base agli obiettivi di apprendimento

di Anna Serbati e Federica Picasso

 

La progettazione formativa è un processo complesso che mira a strutturare al meglio l'esperienza di insegnamento, apprendimento e valutazione in differenti setting formali, informali e non formali. Tale processo è composto da differenti fasi, ovvero l'analisi dei fabbisogni formativi, la stesura dei risultati di apprendimento attesi e l'allineamento tra questi, le metodologie didattiche e gli approcci valutativi scelti. In questo contesto, emerge dunque la necessità di selezionare il giusto metodo didattico al fine di supportare lo sviluppo non solo di conoscenze, ma anche di abilità e competenze.

Per focalizzare al meglio la questione dei metodi formativi, appare molto utile riferirsi all'ICAP framework, teorizzato da Michelene Chi. La studiosa distingue diverse posture della persona in apprendimento:

  • Passivo: posizione del soggetto in apprendimento che riceve l'informazione e pone attenzione al materiale. La lezione è di tipo frontale.
  • Attivo: i soggetti in formazione manipolano l'informazione e i materiali di apprendimento, con l'obiettivo di applicarli in contesti simili.
  • Costruttivo: il soggetto in formazione genera il proprio apprendimento, supportato dal docente che comincia a farsi facilitatore dell'apprendimento, in un'ottica student-centred.
  • Interattivo: il soggetto in formazione genera nuove inferenze e informazioni attraverso il dialogo con i pari, attivando così processi di peer learning e momenti di scambio generativo. 

In connessione a questo framework, possiamo dunque esplorare metodologie formative che sostengono l'apprendimento, con il supporto di quelle che la letteratura definisce architetture didattiche. Le metodologie che caratterizzano un approccio attivo all'apprendimento prevedono un abbinamento equilibrato tra lavoro individuale/riflessivo e lavoro di gruppo dentro e fuori l'aula. Esistono diversi gradi di partecipazione degli studenti che il formatore ha a disposizione a partire da classiche lezioni interattive fino ad attività interamente esperienziali o progettuali. È possibile, infatti, coinvolgere gli studenti nell'attività di apprendimento anche nelle lezioni tradizionali, prevedendo, ad esempio, momenti riflessivi, confronti tra pari e con il docente, brevi attività pratiche, azioni di feedback e di sintesi.

Un esempio di strategia per sostenere l'apprendimento attivo è rappresentato dal Cooperative Learning, definita come una pratica pedagogica che promuove la socializzazione e l'apprendimento tra gli studenti in tutti i livelli di istruzione e in diverse aree disciplinari, sostenendo il lavoro di gruppo come vettore per il raggiungimento di obiettivi comuni. Gli elementi caratterizzanti del Cooperative Learning sono: interdipendenza positiva, responsabilità individuale, parità di partecipazione e interazione simultanea. Alcune delle tecniche più utilizzate di Cooperative Learning sono le seguenti: Jigsaw, Learning together e Think-Pair-Share.

Un'altra metodologia che stimola l'apprendimento attivo degli studenti è il Case Based Learning (CBL), inteso come un insieme di metodi didattici aventi un “caso” come elemento introduttivo all'attività. Il valore specifico del CBL è quello di favorire l'integrazione di teoria e pratica, attraverso l'elaborazione di casi reali o realistici, nei quali il discente è chiamato a identificare i problemi, prendere decisioni e giungere ad un esito. Le caratteristiche che rendono un caso efficace sono le seguenti: autenticità, connessione con scenari comuni della pratica professionale quotidiana, racconto di una storia, allineamento con gli obiettivi formativi di riferimento, valore educativo del caso, stimolo di interesse, stimolo alla creazione di empatia con i personaggi, inclusione di citazioni dei personaggi, promozione di decision making e valore generalizzabile del caso.

Nella famiglia dei processi di active learning possiamo introdurre anche la simulazione, dunque una strategia che consiste nel riprodurre, in un contesto protetto e controllabile, esperienze simili a quelle del mondo reale per fornire ai partecipanti la possibilità di agire e apprendere conseguenze delle proprie azioni. Il role playing è inoltre degno di nota in questo contesto: tale metodologia prevede che, partendo da situazioni tratte dalla realtà professionale dei soggetti coinvolti, si chieda ad uno o più individui di «giocare» il proprio ruolo all'interno di una certa situazione. Al termine, segue una fase di analisi e di rielaborazione dell'esperienza. L'obiettivo formativo del role playing sta nell'utilizzo di conoscenze teoriche e nella stimolazione di riflessioni al fine di comprendere le strategie attivate a partire dagli assunti di base in ingresso nel gioco di ruolo, con successiva integrazione degli aspetti integrali della persona (cognitivi, affettivi, funzionali) messi in campo.

Per concludere, risulta utile citare la metodologia dell'Inquiry Based Learning (IBL). In essa l'indagine permette agli studenti di esplorare gli interessi individuali e di sviluppare le capacità di pensiero critico che portano alla scoperta personale e alla comprensione più profonda della loro domanda centrale (Archer-Kuhn et. al, 2020).

La letteratura offre quindi una varietà molto ampia di metodologie didattiche: la bravura del formatore consiste nello scegliere quelle più appropriate in base agli obiettivi di apprendimento e ai partecipanti alla formazione, integrando una didattica più tradizionale con attività partecipative e coinvolgenti.

 

Anna Serbati è professoressa associata di Didattica e Pedagogia Speciale presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università di Trento.

Federica Picasso è dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell'Università degli Studi di Trento con una borsa PON tematica Innovazione sui temi dell'innovazione didattica universitaria.

Per approfondire

  • Bonaiuti, G. (2014). Le strategie didattiche (pp. 1-208). Carocchi Editore.
  • Calvani, A. (2011). Principi dell'istruzione e strategie per insegnare: criteri per una didattica efficace. Carocci, Roma.
  • Gillies, R. M. (2014). Cooperative learning: Developments in research. International Journal of Educational Psychology, 3(2), 125-140.
  • Kaddoura, M. (2013). Think pair share: A teaching learning strategy to enhance students' critical thinking. Educational Research Quarterly, 36(4), 3-24.
  • Landriscina, F. (2009). La simulazione nell'apprendimento. Quando e come avvalersene. Erickson, Trento. J
  • Robertson, K. (2006). Increase student interaction with "ThinkPair-Shares" and "Circle Chats". Colorin: Colorado. Retrieved from http://www.colorincolorado.org/ article/13346
  • Santoianni, F. (2010). Modelli e strumenti di insegnamento. Approcci per migliorare l'esperienza didattica. Carocci Editore.
  • Tavano, R., Picasso, F., & Lotti, A. (2023). Inquiry Based Learning in practice to enhance an Immunological Biotechnologies laboratory experience. Excellence and Innovation in Learning and Teaching (in press).
  • Zannini, L. (2015). Fare formazione nei contesti di prevenzione e cura: modelli, strumenti, narrazioni. Pensa multimediale.

 

 

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