Fattore4. Uno slogan per la sostenibilità del welfare
Quarta di copertina
Il Fattore4 come slogan che orienta il welfare del terzo millennio ponendo al centro delle scelte l'autonomia della persona, il capitale territoriale ed il costo dei servizi. Il dato è innegabile e paurosamente preoccupante. Assistiamo oggi ad un processo di fragilizzazione della società, ad una riduzione delle risorse finanziarie a disposizione dei governi locali e alle prospettive di un forte ridimensionamento del welfare con le conseguenze che ciò comporterà. In questo contesto liquido che fare? Quali possono essere possibili piste di lavoro? Nell'ambito di questo scenario complesso ed inquietante il Fattore4 può essere uno slogan che coniuga efficienza ed efficacia, e individua delle traiettorie lungo le quali possono orientarsi le nuove politiche di welfare capaci di accrescere la qualità della risposta rispetto al bisogno espresso dal cittadino e dunque l'efficacia dell'intervento, riducendo al contempo i costi dei servizi. La domanda ovvia che ci si pone è se ciò è possibile o è solo mera utopia e se il Fattore4, che nasce e si sviluppa nel settore ambientale, può essere riproposto con successo anche nel sistema che regolamenta i servizi alla persona. L'autore propone in questo libro alcune esperienze di successo di politiche a Fattore4 sperimentate sia nel campo delle politiche socio-assistenziali che in quelle familiari. Le parole chiave proposte dall'autore sono: governance, valutazione, ICT, sussidiarietà, well being e responsabilità sociale.
Prefazione, di Roberto Marino
Premessa, di Lorenzo Dellai
Premessa, di Luciano Malfer
1. Non costi, ma investimenti sociali e produttivi
2. Il nuovo welfare trentino
3. Responsabilità sociale e governance
3.1. La rendicontazione sociale
3.2. L'Accountability1000 in Trentino
4. Le politiche per il benessere familiare
4.1. I Piani di intervento per la famiglia
4.2. Le politiche strutturali
4.3. La conciliazione famiglia-lavoro
4.4. Trentino Distretto famiglia
4.5. La riforma delle politiche familiari trentine
5. L'innovazione applicata al welfare
5.1. MuoverSi: qualità della vita e mobilità
5.2. La valutazione in campo sociale. Un approccio multicriteria e multi-stakeholder
5.3. Il distretto dell'economia solidale
5.4. L'integrazione tra politiche abitative, sociali e della sicurezza
5.5. Welfare e sussidiarietà
6. L'ICT e i servizi alla persona
6.1. Tecnologia e innovazione sociale
6.2. I servizi di e-Welf@re
6.3. La pianificazione strategica
7. Colloquio con Luciano Malfer
Bibliografia
di Roberto Marino
Capo Dipartimento per le politiche della famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri
Il discorso pubblico sul welfare nel nostro Paese non riesce a coagularsi intorno a prospettive e strategie condivise. Nostalgie del passato si contrappongono a tentativi di delegittimazione dello stato sociale. Malgrado l'evidenza dei rischi sociali e delle nuove disuguaglianze indotte dalla crisi economica, sembra di assistere ad un sostanziale arretramento del ruolo pubblico in ambito sociale. Dal punto di vista teorico, si tende a giustificare questa posizione con riferimento a modelli liberisti d'importazione, o a più nostrane tradizioni caritatevoli e familistiche. In concreto, si fanno più stringenti – e in qualche misura inevitabili – i vincoli di bilancio: se resistono le prestazioni monetarie collegate a diritti soggettivi (assegni sociali e di maternità, invalidità, ecc.), quest'anno segna il punto forse più basso del finanziamento nazionale della spesa sociale, con una drastica riduzione dei vari fondi di settore e ulteriori tagli ai trasferimenti a carattere generale alle regioni e agli enti locali.
La diminuzione delle risorse ha per effetto anche di indebolire e disarticolare procedure e strumenti su cui si è basata l'esperienza italiana nell'ultimo decennio: responsabilità multilivello e cofinanziamento degli interventi, accesso universale alle prestazioni (pur se temperato da modalità di compartecipazione), programmazione integrata degli interventi sociosanitari, riconoscimento e sostegno di forme di sussidiarietà orizzontale.
Nel guado del passaggio al modello federalista, risaltano da un lato la mancata definizione a livello nazionale del reddito minimo (situazione condivisa, in Europa, con la sola Ungheria) e dei livelli essenziali delle prestazioni e, dall'altro, un'elevata frammentazione dei modelli regionali, e una forte disparità fra i territori della capacità di erogare servizi, in quantità, costo e qualità.
In questa situazione, la discussione si muove tra posizioni assai distanti, tra chi si richiama a esigenze di uguaglianza e alla tutela dei diritti sociali come diritti di cittadinanza e chi enfatizza la libertà individuale; si cerca faticosamente un equilibrio tra offerta pubblica e offerta privata. Ad una riflessione spesso viziata da approssimazioni e da pregiudizi ideologici si affiancano peraltro esperienze di eccellenza e percorsi di innovazione, e in non pochi casi le autonomie locali hanno affrontato con successo le sfide poste dalla legge di riforma dell'assistenza.
Questo bel libro di Malfer sull'esperienza trentina arriva opportunamente a giustificare la teoria con la pratica, e a dire che politiche sociali efficienti e inclusive sono possibili. Smonta il pregiudizio secondo cui spesa sociale, efficienza e crescita economica sono tra loro incompatibili, e dà senso all'apparente paradosso secondo cui le spese sociali devono considerarsi non già costi ma investimenti. Dice di un modello di governance in cui un forte ruolo pubblico non esclude ed anzi sollecita la responsabilità e la partecipazione dei soggetti privati – imprese, associazioni, famiglie, cittadini – nella pianificazione e nello sviluppo delle politiche sociali. Afferma il superamento della logica riparatoria del welfare, per allargarne l'ambito e la ragion d'essere al “comune star bene”. Suggerisce ipotesi innovative di ricorso alle nuove tecnologie nell'ambito degli interventi e dei servizi sociali.
Certamente il successo dell'esperienza trentina deve molto alle particolari condizioni di autonomia e di disponibilità di risorse entro cui si è realizzata, alle dimensioni e alle caratteristiche del territorio e alla sua storia. Ma l'ulteriore merito del libro è quello di rendere evidenti gli elementi che consentono di replicare il modello, o meglio di adattarlo, a differenti contesti. Malfer racconta “da dentro”, anche attraverso la voce dei protagonisti, alcune buone pratiche, e offre alla comunità degli operatori spunti e strumenti riutilizzabili. E individua inoltre due generali fattori di successo: da un lato la necessità che il decisore pubblico abbia piena consapevolezza dell'interdipendenza delle politiche e degli strumenti che mette in atto (senza di che, ad esempio, modelli come il distretto famiglia o il distretto dell'economia solidale non potrebbero funzionare); dall'altro l'importanza del “fattore umano” nella realizzazione e implementazione delle riforme e delle innovazioni.
È importante che le riforme e le pratiche di successo – e quelle trentine lo sono – vengano comunicate, per dare elementi di concretezza al dibattito sul futuro delle politiche sociali. L'autore del libro è tra i protagonisti di queste riforme: gli si deve pertanto un ringraziamento in più, non solo per quanto ha fatto, ma averlo voluto raccontare e condividere.