News/Approfondimenti > 27 maggio 2024

Le sfide della formazione

In un mondo che cambia velocemente i formatori devono essere pronti a rimettersi in gioco e a esplorare nuovi percorsi. Si tratta di una sfida complessa che richiede competenze trasversali che tengano conto anche della qualità della relazione con i partecipanti. Ne abbiamo parlato con Beatrice Lomaglio, presidente nazionale di AIF - Associazione Italiana Formatori.

Ci parli di AIF, qual è il ruolo dell'Associazione?

L'Associazione Italiana Formatori rappresenta un punto di riferimento storico nel settore della formazione, con un importante traguardo all'orizzonte: il 50° anniversario che celebreremo l'anno prossimo. L'associazione riunisce quasi 2000 soci tra formatori attivi nel settore pubblico e privato, coach, HR manager, responsabili aziendali della formazione, dirigenti di enti formativi, analisti dei bisogni formativi, progettisti, esperti di e-learning, tutor e responsabili della rendicontazione. Oggi possiamo parlare di una filiera della formazione caratterizzata da una complessità crescente e dalla presenza di molteplici professionalità. Per questo motivo, oltre a permettere ai soci che ne hanno i requisiti di accedere al Registro dei Formatori Professionisti, come previsto dalla legge 4/2013, AIF ha istituito registri specialistici conformi alla prassi UNI-Fondimpresa e un Registro Comunità Education dedicato al mondo della scuola.

Quali sono le attività che l'Associazione porta avanti a favore dei soci?

AIF è organizzata in delegazioni regionali, ciascuna delle quali offre ai propri soci seminari e workshop per l'aggiornamento professionale, nonché eventi di networking per favorire la conoscenza reciproca e lo sviluppo di sinergie. Ogni anno l'associazione organizza un convegno nazionale: quello di quest'anno, che si terrà a Bologna il 24-26 ottobre e sarà incentrato sul ruolo della formazione nella valorizzazione delle differenze. Recentemente si è concluso il convegno dedicato alla formazione nella pubblica amministrazione, durante il quale viene assegnato il Premio Basile a progetti formativi di eccellenza in ambito PA. Tra le iniziative volte a promuovere una formazione di qualità, ricordiamo anche il Premio Eccellenza Formazione, rivolto ad aziende, enti di formazione e singoli professionisti. Questo premio, oltre a celebrare i vincitori, rappresenta un'opportunità per osservare nuovi trend nel settore formativo e fare il punto sullo stato della formazione in Italia. Naturalmente, queste sono solo alcune delle attività dell'associazione, che includono anche iniziative editoriali, percorsi formativi per formatori, gruppi di lavoro e comunità di pratica.

Come si è evoluto il ruolo del formatore nel tempo e quali sono le prospettive?

Oggi, uno dei compiti principali del formatore è preparare le persone ad affrontare il cambiamento legato alla transizione digitale, all'avvento dell'intelligenza artificiale e alle sfide della sostenibilità. Tuttavia, il formatore non può svolgere questo compito da solo, poiché il settore della formazione, sempre più sostenuto da fondi pubblici, è diventato molto complesso. È quindi essenziale che il formatore collabori con diverse figure professionali, tutte indispensabili per garantire una formazione di qualità. Inoltre, l'evoluzione delle tecnologie digitali e le recenti applicazioni dell'intelligenza artificiale ci obbligano a ripensare la formazione come costruzione di ambienti di apprendimento, fruibili sia in modalità sincrona che asincrona. Di conseguenza, al formatore è richiesto di essere un esperto di apprendimento, capace di progettare ambienti e strutturare percorsi efficaci in grado di adattarsi ai bisogni delle organizzazioni e degli individui. Le competenze nella progettazione sono dunque fondamentali.

E per quanto riguarda l'attività di erogazione?

Per quanto riguarda l'erogazione, è molto probabile che la presenza umana per la trasmissione delle informazioni diventi sempre meno necessaria. Infatti, grazie all'intelligenza artificiale, è già possibile creare avatar che non solo spiegano concetti, ma interagiscono con i discenti e rispondono alle loro domande. In questo contesto, diventa cruciale individuare i momenti in cui la presenza del formatore può rappresentare un valore aggiunto per il discente e massimizzarne l'efficacia. Per raggiungere questo obiettivo, il formatore deve spostare l'attenzione dalle nozioni da trasmettere alla qualità della relazione con i partecipanti, sia essa fisica o virtuale. In questo senso, a mio avviso il formatore dovrà sempre più integrare nella sua attività le finalità e le metodologie del coaching, concentrandosi sulle specifiche necessità e difficoltà dei singoli.

Quali sono quindi le sfide più importanti per il formatore oggi?

Di fronte alle trasformazioni in atto, le organizzazioni chiedono alle persone un cambiamento di mindset, la disponibilità ad abbracciare nuovi approcci, imparare a utilizzare nuovi strumenti e riorganizzare completamente il loro lavoro. Per supportare efficacemente le persone in questo percorso, il formatore deve essere il primo a mettersi in gioco, mostrando disponibilità a esplorare nuovi territori e a rinnovarsi continuamente, senza paura di affrontare l'ignoto. Questa è la vera sfida.

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