News/Approfondimenti > 29 aprile 2024

Sostenibilità, cultura e sport, la nuova “giovane” gestione del Sette Selle

Gabriele Andreatta, 22 anni a luglio, di Regnana (Bedollo) e Ruggero Samaden, 23 anni ad agosto, di Pergine Valsugana, sono i due “rifugisti” più giovani d'Italia. Hanno partecipato e vinto un bando della Società Alpinisti Tridentini per la gestione del Rifugio Sette Selle in Val dei Mocheni. La loro scelta e la loro giovane età hanno generato grande interesse a livello mediatico. Carlotta Barina, dell'Unità economia del turismo e marketing territoriale di TSM, che a Palù del Fersina sta portando avanti un progetto, finanziato dal PNRR, per il rilancio del borgo di origine germanica, li ha intervistati. L'attività del Rifugio, così come quelle di altri poli territoriali in Val dei Mocheni, potrà avere un impatto cruciale sul processo di sviluppo territoriale.  

Come nasce l'idea di gestire un rifugio?

Era il nostro sogno nel cassetto. Lo abbiamo coltivato nel tempo e quando si è presentata l'opportunità di gestire il Sette Selle, considerato che già collaboravamo con il gestore precedente, abbiamo deciso di lanciarci e provare. Del resto, ci vuole un po' di coraggio per realizzare i propri sogni.   

Per la gestione del rifugio Sette Selle sono state presentate 53 offerte, secondo voi perché la SAT ha scelto la vostra?

Immaginiamo che la SAT abbia apprezzato soprattutto la qualità del nostro progetto e abbia voluto valorizzare la nostra giovane età e la determinazione con cui vogliamo portare avanti questa nostra iniziativa imprenditoriale, con tutti i pro e i contro che essa porta con sé. Il progetto di gestione mette al centro la sostenibilità, la promozione della cultura e della pratica sportiva. Certo non nasce all'improvviso, è stato pensato e si è concretizzato nel tempo, grazie anche alla nostra esperienza maturata proprio al Sette Selle.

Dicevate sostenibilità, cultura e sport?

Gestiremo il Rifugio proponendo delle partnership alle aziende locali. L'intento è di farlo diventare un punto di riferimento per il territorio e la comunità. Vogliamo proporre degli eventi ad hoc per promuovere la cultura della montagna, utilizzare prodotti locali a chilometro zero. Il Rifugio è concepito per essere autosufficiente, grazie a pannelli solari e a un impianto di generazione elettrica tramite turbina, il che si sposa perfettamente con il nostro impegno verso la sostenibilità e la valorizzazione della Val dei Mocheni.

Quali elementi di novità intendete apportare?

Abbiamo pensato ad un menù particolare. Non sarà troppo articolato, ma conterà su poche, selezionate proposte culinarie, capaci di valorizzare piatti tradizionali, preparate con ingredienti stagionali e a chilometro zero. Eviteremo di proporre piatti che non siano in linea con l'identità del rifugio. I visitatori non possono pretendere di trovare tutto quello che si può mangiare in un ristorante di città. Desideriamo offrire, considerando il contesto dell'ambiente montano e delle attività che noi stessi svolgiamo nel nostro tempo libero, eventi come camp estivi a tema sportivo di più giorni. Questi includeranno sessioni con preparatori atletici e guide alpine che terranno corsi rivolti sia agli agonisti che ai più giovani, cercando di infondere loro la passione per queste discipline. Vogliamo anche instaurare rapporti con le scuole, i giovani e la comunità locale. È importante stabilire legami con altri rifugi e attività della valle, creando una solida rete di collaborazione. Se ciò è vantaggioso per la Valle, lo sarà anche per noi. La nostra ambizione è quella di promuovere un approccio consapevole alla montagna, sensibilizzando anche sull'importanza della sicurezza e della consapevolezza necessaria per vivere l'ambiente alpino. 

Voi siete giovani, ma avete già maturato una certa esperienza nei rifugi e in montagna. Secondo voi come è cambiato o come sta cambiando il pubblico che frequenta la montagna?

Molti vedono ancora la montagna attraverso una lente tradizionale e per loro è fondamentale preservare questa eredità. Tuttavia, tra i giovani, la cultura montana sembra essere in declino, forse perché percepita come imposizione o come qualcosa di faticoso. Credo che la proposta di approccio alla montagna fatta da gestori giovani ad un pubblico altrettanto giovane possa essere un ottimo strumento per veicolare la bellezza del territorio e i suoi valori. Cercheremo di proporre uno sguardo fresco e innovativo, aperto a nuove esperienze, sperando di portare ad un cambio di prospettiva e ad una rinnovata attenzione per la montagna.

Qual è l'identikit del turista che frequenta il Rifugio Sette Selle?

Al Sette Selle arrivano persone che amano e frequentano la montagna tutto l'anno, non solo per brevi periodi, come lo sciatore occasionale che sale in quota con l'impianto. Per questo motivo deve diventare sempre più un centro di attrazione, polifunzionale, per la comunità locale. Dal punto di vista turistico è essenziale, per noi rifugisti, guidare i visitatori e, in un certo senso, educarli al rispetto dei limiti che il rifugio porta con sé. Dobbiamo fornire un servizio di qualità, ma allo stesso tempo stabilire dei limiti chiari: siamo a 2000 metri, abbiamo difficoltà nel trasporto e nell'approvvigionamento e ci sono delle regole da seguire per vivere e frequentare questi luoghi.

Quale ruolo possono svolgere i rifugi per la sostenibilità e per sviluppare il turismo?
La direzione da seguire è quella della destagionalizzazione: questo è il punto di partenza fondamentale. Successivamente, sia noi che i visitatori dobbiamo trovare un punto di incontro che vada oltre il semplice intrattenimento turistico, evitando di trasformare la montagna in un parco giochi. È essenziale rispettare la montagna e la sua autenticità. Da parte nostra è fondamentale lavorare con impegno e professionalità per offrire un'esperienza autentica e di qualità capace di valorizzare il territorio.

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