News/Approfondimenti > 04 maggio 2004

Mercato a rischio se non è fraterno

Zamagni: etica e solidarietà da sole non bastano

«Il mercato oggi ha bisogno di recuperare il principio della reciprocità, che si pone come obiettivo l’applicazione del principio di fraternità. La reciprocità deve tornare ad essere uno dei principi fondatori dell’ordine sociale. Di sola efficienza ed equità il mercato può morire».

Questa, in estrema sintesi, la tesi sostenuta dal professor Stefano Zamagni. Il docente dell’Università di Bologna, ieri, ha tenuto una lezione «magistrale» (così sono definiti gli incontri che arricchiscono
le lezioni regolari) al Mart di Rovereto, nell’ambito del master in Gestione delle istituzioni e degli eventi dell’arte e della cultura organizzato dalla tsm-Trento school of management.

«Il valore del dono. Economia delle relazioni sociali» era il titolo, emblematico, dell’incontro. Zamagni ha saputo sviscerarlo illustrando il suo assunto con semplicità, pur facendo riferimento ad autori della letteratura economica e non. Secondo il professore la società moderna non può limitarsi ad essere solidale; deve fare un passo in più, applicare il principio di fraternità anche nelle relazioni economiche. E questo non significa sconfinare nell’etica che, come egli stesso ha precisato, «va presa a piccole dosi» in questo contesto. Applicare il principio di fraternità «consente agli uguali di essere diversi »: calata nella realtà economica quest’affermazione significa dare un’identità, arricchire di personalità, i soggetti economici.

È una sfida, come ha ricordato ieri Zamagni, perché fino ad ora i tre principi che reggono l’ordine sociale (l’efficienza raggiunta attraverso il prezzo equo, la redistribuzione della ricchezza e la reciprocità) non sono mai stati applicati contemporaneamente. Anzi, la maggiore propensione verso l’uno o l’altro ha dato origine ai vari modelli economici.

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